CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

Le Monde: "Cerfone inquinato". L’Arpat smentisce: "Non è vero"

Il dato esce da un’inchiesta sui corsi d’acqua minori della Toscana redatto dal giornale francese. L’articolo parla di scarichi industriali di aziende di pellame e tessili che nel territorio non ci sono. .

Le Monde: "Cerfone  inquinato". L’Arpat smentisce: "Non è vero"

Il sindaco di Monterchi Romanelli difende il suo territorio e il torrente Cerfone che un’acqua priva di sostanze chimiche ma solo alghe legate al caldo

Il torrente Cerfone è sano e pulito: parola di Alfredo Romanelli, sindaco di Monterchi, che ovviamente si avvale di supporti oggettivi. Due i capitoli che riguardano il corso d’acqua: il più fresco è relativo alle alghe anomale che erano state individuate settimane addietro da alcuni cittadini all’altezza della frazione di Pocaia e solo in quello specifico tratto. "Abbiamo chiesto all’Arpat di effettuare le analisi – spiega Romanelli – e siamo in attesa della risposta ufficiale, ma già mi hanno rassicurato: è un fenomeno normalissimo, dovuto al gran caldo. Le alghe sono peraltro un sintomo di difesa e comunque, a distanza di poco tempo da quell’avvistamento localizzato, sono sparite". Fin qui tutto ok. Poi c’è l’altro aspetto, che a prima vista sembrerebbe più preoccupante: in base alla ricerca coordinata dal giornale francese "Le Monde", sulla base di una rilevazione datata 2020 e con i risultati resi noti solo di recente, il Cerfone sarebbe uno dei 17mila siti europei contaminati da Pfas (sostanze perfluoro alchiliche), cioè da composti chimici di sintesi con proprietà tensioattive utilizzati in diversi processi di lavorazione industriale. Di tale categoria fa parte anche il Pfos (perfluorottano sulfonato), un acido che solitamente viene usato per tessuti, tappeti e carta, al fine di aumentare la resistenza a grasso, oli e acqua, oltre che nella produzione di semiconduttori, materiali fotografici, schiume antincendio e altro. Ebbene, nelle misurazioni effettuate a Monterchi nella fauna ittica del Cerfone vi sarebbero concentrazioni di Pfos decisamente superiori alla media toscana: si parla di 2.050 nanogrammi per ogni chilo, quindi di un valore rilevante. "Anche su questo versante abbiamo chiesto riscontri – è di nuovo il sindaco a parlare – ma credo che occorra una bella dose di fantasia per arrivare alla conclusione secondo cui il Cerfone sia inquinato. Non esistono a oggi elementi probanti: gli acidi ai quali si fa riferimento sono dovuti a scarichi industriali provenienti dalla lavorazione di pelli e tessuti, attività che qui da noi sono inesistenti. Gli unici scarichi che allora possono confluire nel torrente sono quelli agricoli, i quali però non causano il tipo di inquinamento segnalato. Siamo perciò molto tranquilli e allo stesso tempo sorpresi da quanto è stato riportato". E questo, nonostante l’indagine condotta abbia evidenziato altri valori rilevati nel 2019 lungo il Tevere, vicino al ponte di Pistrino (siamo già in Umbria, ma sempre in vallata), dove il livello di contaminazione da Pfos era di 280 nanogrammi per chilo.