
Le oche del Nilo sull’Arno Vivono sempre in coppia Ma adesso una è sparita
di Gaia Papi
Hanno scelto le rive dell’Arno per trascorrere la loro vita insieme. Una coppia di oche egiziane da qualche tempo vive qui, a San Giovanni, tra lo stupore dei passanti incuriositi che si fermano ad ammirarla e a immortalarne il piumaggio variopinto. Ma nella storia, che sta facendo il giro d’Italia, c’è già un giallo. Le due oche egiziane sono molto fedeli, si muovono all’unisono. Gli avvistamenti di curiosi, ai quali non si sottraggono, sono sempre in coppia. Almeno fino a qualche giorno fa, quando i passanti hanno cominciato a vederne solo una. Particolarità che è stata subito segnalata sui social in cui, da tempo, si parla molto della "coppia egiziana". Ne è nato quindi un piccolo giallo, dove sarà finita l’altra oca? Colori brillanti, portamento elegante, lo splendido uccello, dal nome scientifico di Alopochen aegyptiaca, è originario dell’Africa subsahariana e della Valle del Nilo: qui gli antichi egizi lo consideravano un animale sacro e lo raffiguravano nelle loro opere d’arte. Le piume brillanti e vivacemente colorate le hanno elette tra le oche ornamentali più apprezzate per "abbellire" parchi, giardini e zoo di mezzo mondo. Ma come sono arrivate nel Valdarno? Come spesso accade molti individui sono fuggiti dalla cattività o sono stati deliberatamente liberati in natura: così l’oca egiziana ha iniziato a riprodursi e a conquistare mezzo mondo.
E’ di circa due anni fa il singolare avvistamento su una spalletta del Lungarno a Firenze. Altre esemplari erano stati visti tra Pisa e Pistoia. Ma mai nella nostra provincia. La loro presenza è inevitabilmente sintomo del cambiamento climatico. Nelle nostre zone si stanno avvicendando stagioni sempre più miti, con temperature più alte del normale. Il loro habitat sono le aree umide con poca acqua, come lo sono, ahinoi, da tempo i nostri fiumi. La new entry nell’habitat fluviale della vallata però, oltre a destare stupore, solleva qualche legittima preoccupazione. Si tratta infatti di una specie nidificante che rafforza il patrimonio biologico "alieno" con effetti sull’ecosistema difficilmente prevedibili. "La coppia può essere arrivata in seguito a un processo migratorio o più probabilmente, come è accaduto da altre parti della penisola e d’Europa, è frutto di rilasci o "fughe" da spazi privati. Non sempre però l’aumento della biodiversità, accelerato e favorito in qualche caso dai cambiamenti climatici, è un fatto positivo" spiegano i tecnici del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno. "Questi uccelli i sono considerati estremamente invasivi e dal 2017 sono stati inseriti nell’elenco delle specie aliene di rilevanza europea. Questa nuova presenza, insieme alla necessità di monitorare e controllare l’equilibrio biologico del fiume Arno, sarà pertanto uno dei temi su cui dovremo lavorare".