REDAZIONE AREZZO

Le sentinelle dell’Arno, 600 quintali di legna recuperata dai corsi d’acqua

Mobilitate per recuperare rami e tronchi caduti accidentalmente sulle sponde e nell’alveo del fiume, nel tratto compreso tra la sorgente e il Canale Maestro della Chiana

L'Arno

L'Arno

Arezzo, 23 ottobre 2024 – Seicento quintali di legna raccolta: si è conclusa con questo brillante risultato l’operazione condotta dalle “Sentinelle dell’Arno”, mobilitate per recuperare rami e tronchi caduti accidentalmente sulle sponde e nell’alveo del fiume, nel tratto compreso tra la sorgente e il Canale Maestro della Chiana.

Una “pulizia” preziosa per eliminare possibili ostacoli al regolare deflusso delle acque e per allontanare potenziali pericoli capaci di danneggiare le opere idrauliche. Ma non solo. Il progetto, elaborato dal Consorzio Agricolo Forestale Contea in partnership con il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, nella cornice del Contratto di Fiume Casentino H2O, è nato con un triplice obiettivo: migliorare la sicurezza del territorio; formare nuovi operatori ai quali affidare gli interventi; consentire un’integrazione al reddito degli agricoltori coinvolti.

Sono queste le leve azionate dall’iniziativa informativa-formativa e tecnico-operativa che ha conquistato le risorse messe a disposizione dal “Bando di selezione di progetti relativi all’attività di raccolta di legname depositato naturalmente nell’alveo dei fiumi, dei torrenti, sulle sponde di laghi e fiumi e sulla battigia del mare di cui al decreto del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste n. 153055 del 12 marzo 2023”, ottenendo un finanziamento importante di 40 mila euro, che in pochi mesi, si sono trasformati in iniziative divulgative e in decine di interventi puntuali, eseguiti dalle imprese agricole su indicazione del Consorzio di Bonifica.

Il progetto è nato da un bisogno reale: dopo le piene invernali dell’Arno, il Consorzio di Bonifica ha rilevato, sia attraverso l’attività di monitoraggio del territorio eseguita dai tecnici, sia in seguito alle segnalazioni pervenute dai cittadini e dagli amministratori locali, la presenza di numerose piante sradicate o depositate tramite il deflusso attraverso il reticolo minore.

Il bando nazionale ha quindi offerto una preziosa opportunità, immediatamente colta da Contea e dal Consorzio di Bonifica, che avevano già lavorato insieme e con altri stakeholder all’interno del percorso partecipativo Casentino H2O. Un successo. L’idea progettuale è stata apprezzata tanto da risultare una delle otto finanziate in Italia, l’unica con partner un Consorzio di Bonifica.

In seguito alla notizia si è messa in moto la macchina organizzativa per dare forma al progetto. I tecnici dell’Alto Valdarno hanno redatto una sorta di “mappa delle criticità”, riportando su cartografia i siti che necessitavano di intervento. Nel frattempo Contea ha individuato e formato le “sentinelle” del corso d’acqua che, dopo un periodo di preparazione, sono state impiegate per eliminare i depositi vegetali. Il recupero ha interessato 45 km di tratti nei comuni di Pratovecchio Stia, Poppi, Castel San Niccolò, Bibbiena, Chiusi della Verna, Castel Focognano, Subbiano, Capolona.

L’operazione si è conclusa in questi giorni con il calcolo del materiale rimosso: 600 quintali di legname che, come recita il progetto, è stato trasformato da ostacolo in opportunità. Una volta cippato infatti è stato valorizzato nell’impianto di teleriscaldamento di un edificio scolastico pubblico della vallata casentinese. “Abbiamo partecipato con entusiasmo al progetto pilota, finanziato dal MASAF.

E’ stata l’occasione per raggiungere due obiettivi: rimuovere un problema idraulico e diffondere tra gli operatori economici del territorio le corrette tecniche di recupero del materiale legnoso rinvenuto nei corsi d’acqua, tenendo conto delle particolari condizioni ambientali di ogni sito; le modalità di ritiro per la messa in sicurezza del corso d’acqua; il sistema per trattarlo e valorizzarlo: temi importanti e delicati nella loro regolamentazione e trattazione.

I criteri del bando inoltre sono perfettamente in linea con la scelta organizzativa operata dal Consorzio che, fin dalla sua nascita, ha riconosciuto alle imprese agricole il ruolo di operatori per la cura e conservazione dei corsi d’acqua del comprensorio: una strategia precisa che ha permesso all’ente di migliorare la sicurezza idraulica, rendendo più fruibili fiumi e torrenti e consentendo di investire sul territorio le risorse che da esso provengono, attraverso il contributo di bonifica”, spiega il Direttore Generale Francesco Lisi. “Contea – commenta il Presidente Simone Baglioni – ha immediatamente visto nel bando ministeriale un’opportunità importante dal punto di vista sociale, territoriale ed ambientale.

E’ con questa convinzione che ha elaborato e presentato il progetto “Le sentinelle dell’Arno: da ostacolo a opportunità”, articolato in più fasi: predisposizione del materiale informativo, organizzazione di attività formativa e informativa; recupero del materiale accatastato nei corsi d’acqua; trasformazione e trasporto del cippato per una distanza massima di 15 km, con un notevole risparmio economico e ambientale.

Si tratta di una iniziativa sperimentale che potrebbe essere replicata facilmente in altri territori e che può essere consolidata e ampliata per migliorare, insieme alla sicurezza idraulica, il reddito delle imprese agricole. Ringraziamo il MASAF per gli input che il progetto finanziato riconosce alla manutenzione dei corsi d’acqua, alla corretta gestione del legname di risulta, e al contributo che le imprese agricole possono dare alla collettività nella realizzazione di questi lavori”.

“Ringraziamo il MASAF per gli input che il progetto finanziato riconosce alla manutenzione dei corsi d’acqua, con particolare attenzione alla gestione del legname di risulta, e al contributo che le imprese agricole possono dare alla collettività nella realizzazione di questi lavori. Si è rivelato un progetto quanto mai prezioso anche per fronteggiare il rischio alluvioni e allagamenti.

Tronchi e rami caduti tendono ad accumularsi e a rallentare o a ostacolare il regolare deflusso. Eliminarli significa prima di tutto restituire funzionalità al corso d’acqua e dunque restituire ad esso la capacità di fronteggiare meglio le situazioni meteorologiche estreme a cui sempre più spesso è esposto”, precisa la Presidente Serena Stefani.