
Dopo il maltempo, è ancora caso buche: le strade sotto la lente dei cittadini. Il punto con i lettori ai nostri taccuini, tra fattore sicurezza e degrado urbano . E c’è chi parla anche di "troppi cantieri aperti" e di "delinquenza senza freni".
AREZZO
Grandi piogge portano grandi danni. E grandi buche. I cittadini sono esasperati e tra una battuta sui social e un commento ai nostri microfoni la parola d’ordine è una. La sicurezza, quella che per le strade di Arezzo è minacciata ogni giorno dall’insorgere di nuove buche e nuovi danni all’asfalto. I più preoccupati sono i guidatori dei mezzi a due ruote, e non manca chi, come Eleonora, ha anche vissuto incidenti. "Due anni fa sono caduta dal motorino. L’asfalto era bagnato e sono finita con la ruota dentro una buca. All’epoca non chiamai i soccorsi e non feci ricorso, ma ho ancora male al ginocchio e adesso sto ben attenta a schivare ogni buca che posso". Come lei, Luigi, che da molti anni guida la moto, chiede più attenzione alla sicurezza dei cittadini: "Adesso ho un’età, e viaggio sempre meno in moto, ma lo stato delle strade è preoccupante a prescindere. Anche a piedi, per le strade del centro, si fa fatica a non trovare tratti di strada integri". Una situazione in declino negli anni anche a causa di eventi metereologici straordinari. Edoardo è uno studente fuorisede. Torna da Modena ogni due mesi, e vive nel centro storico. Secondo lui, la situazione è peggiorata nel tempo, ma le soluzioni possibili ci sono.
O almeno se lo augura. "Io mi sposto in vespa o in auto. Di buche ce ne sono un po’ in tutte le città, ma in ogni caso, qui, non mi sento del tutto al sicuro soprattutto quando si tratta di guidare la vespa". Auto, moto, monopattini, bici, ma anche pedoni. La corsa a ostacoli coinvolge un po’ tutti. Lo racconta chi si sposta sempre a piedi, chi non ha la patente e chi con il passeggino fa lo slalom per le strade del centro e sui marciapiedi delle zone residenziali, che non sono messi meglio delle strade più trafficate. Guido, che abita in via Isonzo, racconta con dispiacere di uscire ogni mattina da casa e di affacciarsi su un marciapiede dissestato: "Non è sicuro nemmeno camminare per strada, soprattutto per chi ha una certa età e deve stare ancora più attento a non inciampare, scivolare o cadere. Per non parlare del fatto che le strade, viste così, non sono certo un bel vedere". Lo ribadisce Antonella, una commerciante del centro che pensa, come altri, al fattore estetico. "Le strade sono un biglietto da visita per la città che potrebbe essere gestito con più cura". Come Berni, anche la signora Polverini sottolinea l’impatto visivo di un ambiente urbano "in uno stato pessimo, di degrado". "Tra cantieri aperti, strade dissestate e delinquenza, non penso di essere l’unica cittadina scontenta del lavoro dell’amministrazione".
Alcuni ne fanno una questione politica, altri sono semplicemente sconsolati. "Il furgoncino che passa con l’operatore che tappa le buche con sabbia e bitume è, francamente, una presa in giro che non vorrei più vedere". Una mappa delle strade più accidentate che si ricostruisce partendo dalla prima periferia fino alle frazioni. Tregozzano, raccordo, tangenziale e vie secondarie. Via Marco Perennio e via Anconetana. Via del Castro e Via Isonzo. Le strade di raccordo e residenziali sulla bocca dei cittadini scontenti sono tante, ma persino nel centro storico si rischia l’inciampo.
Sull’asfalto "a groviera", come le descrive qualcuno. Verso quale soluzione? Quella adoperata per via Calamandrei- il rifacimento completo in tempi brevi- sembra aver soddisfatto gli occhi e le ruote dei cittadini. E, non da ultimo, sembra aver segnalato che soluzioni possibili ce ne sono. Se per via Anconetana ci sarà ancora da aspettare la chiusura del cantiere regionale sul Bicchieraia, lavori che dovrebbero terminare nel mese di maggio, la lista delle vie da ripristinare si allunga dopo ogni pioggia.
Quella in arrivo pare debba essere quindi una manutenzione completa che non ha niente a che fare con palette e macchie di asfalto. Non saranno le “toppe“ a rassicurare gli aretini.
Serena Convertino