Linea attendista ma senza automatismi. La Lega scende dall’Aventino e si ferma a metà strada. L’altra metà del cammino la "investe" in una sorta di appoggio esterno al governo del presidente e del centrodestra. "Valuteremo atto per atto come votare, e se si tratta di provvedimenti utili alla comunità daremo il nostro assenso. Per altre cose, invece, resteremo fuori, all’opposizione, anche perchè ormai Polcri ha fatto già votare il bilancio di previsione, cioè l’atto più importante di programmazione per i prossimi tre anni". Gianfranco Vecchi, al timone della Lega aretina naviga nel mare della maggioranza e tuttavia tiene la rotta sotto tiro perchè l’orizzonte è uno solo: le dimissioni di Polcri e il ritorno alle urne per eleggere il successore. A ben guardare, è lo stesso obiettivo del resto della coalizione, tuttavia segnala un cambio di passo nella linea del Carroccio, fino a poche settimane fa intransigente sull’inquilino di Palazzo dei Grandi. Il mantra era: via subito, poi si ragiona del successore. Ora Vecchi mostra il volto più rotondo del suo partito, prova a smussare gli angoli per portare al tavolo della coalizione una posizione più dialogante pure se ferma sul metodo rispetto a percorso e tempi. "Per noi è importante raggiungere l’obiettivo delle dimissioni del presidente della Provincia, ma nel frattempo non accettiamo deleghe e restiamo fuori dalla maggioranza, esaminando di volta in volta gli atti in consiglio provinciale".
Vecchi è netto anche se, pare di capire, assegna alla consigliera Carla Borri - tra gli eletti più votati - un margine di manovra, elemento che solo un anno fa era impossibile per il solco scavato proprio dal partito di Salvini nei confronti di Polcri e della maggioranza. Significa che si ragiona attorno a una strategia politica che non esclude a priori il presidente della Provincia che rivendica un ruolo da protagonista nel percorso condiviso con il centrodestra che porterà verso le sue dimissioni e al nome del candidato alla presidenza.
E se da parte del Carroccio c’è una disponibilità di massima a ragionare per arrivare a una quadra, significa che dal tavolo di giovedì la coalizione potrebbe uscire con un nome che mette d’accordo tutti e su tempi certi per il ritorno alle urne. Quanto al criterio (tecnico) che individua nei sindaci di centrodestra neo-eletti la rosa, ampia, dei papabili, Vecchi approva ma non nasconde riserve sul fatto che, ad esempio, sindaci del calibro di Agnelli o Meoni siano disposti a farne parte, per la loro posizione oltranzista nei confronti del presidente della Provincia. Falchi, per nulla disposti a diventare colombe. Tant’è.
L’analisi di Vecchi si allarga poi a Palazzo Cavallo e si concentra sul passaggio di Fabrizio Ferrari dagli scranni della Lega a quelli di Forza Italia: "Nessun problema per noi, e non è stata una novità. Il punto è la necessità di modificare l’articolo 67 della Costituzione sul vincolo di mandato, perchè se in corso d’opera si cambia partito, è come tradire la fiducia degli elettori. E questo al di là delle situazioni personali che possono manifestarsi". Infine, sull’agenda per Palazzo Vecchio 2026 avverte: "Dobbiamo cominciare a parlarne perchè queste elezioni sono più vicine di quanto si possa pensare".
Lucia Bigozzi