LUCA AMODIO
Cronaca

Legata, aggredita e rapinata dentro casa: “Da un mese non dormo”

Parla Barbara Minucci la donna vittima di una rapina a casa sua a Palazzo del Pero. Il trauma dopo lo choc: “Vado dalla psicologa”

Barbara Minucci

Barbara Minucci

Arezzo, 13 aprile 2025 – “Non dormo più la notte, per qualsiasi rumore mi prende una stretta al cuore, quando sono sola mi chiudo in camera per sentirmi al sicuro. E ho anche iniziato ad andare da una psicologa”. Il racconto è quello di Barbara Minucci, la donna rimasta invalida in carrozzina dopo un ictus, che a fine marzo era stata rapinata nella sua casa a Palazzo Del Pero. Era stata legata con il nastro adesivo al divano e scaraventata a terra. Tutto per rubare sessanta euro e qualche gioiello in oro. I rapinatori le avevano detto: “Stai zitta oppure ti ammazzo”. Solo dopo qualche ora era riuscita a liberarsi da sola.

Non le è rimasto soltanto il dolore alle ginocchia come lascito ma un vero e proprio trauma. “Come sto? - ci inizia a raccontare - fisicamente un vero e proprio trauma, sono ancora in carrozzina, tutta dolorante”. E questi sono i postumi della caduta: o meglio, del fatto che era stata buttata a terra dai due ladri col volto coperto che avevano effettuato il raid. A quasi un mese di distanza quell’immagine rimane nitida. E la notte la sveglia. Ogni rumore le ricorda i passi di chi era entrata a casa sua per farle del male. Anche perché Barbara trascorre gran parte della giornata solo a casa: lei vive con il compagno ma spesso rimane senza nessuno tra quelle mura di casa che l’hanno vista - suo malgrado - protagonista di una dei blitz più feroci dei ladri nell’ultimo anno, qui in provincia.

“Per fortuna sento la vicinanza della mia comunità, quella di palazzo del Pero,e anche dei carabinieri che all’inizio sono venuti spesso a sincerarmi che stessi bene” ci dice Barbara al telefono. Ha ancora la voce piena di paura: “Io ancora non cammino da sola, ogni tanto mi alzo e vado a vedere che tutti i gioielli siano al loro posto”.

Intanto Barbara è stata presa in cura anche dai servizi sociali, prosegue il suo ciclo di riabilitazione e ha anche iniziato a farsi seguire anche da una psicologa per superare lo choc. “Ho fatto tre sedute in terapia finora, ci vuole tempo mi ha detto l’analista, però è faticoso”. Ma la signora non demorde, anzi: vuole tornare a lavorare che è il suo auspicio più grande da quando il 14 febbraio scorso, “a causa di un ischemia, sono finita in una sedi a rotelle e non posso più lavorare come badante, che era il mio precedente lavoro che portavo avanti con regolare contratto - ci sottolinea - non al nero”.