CECCARELLI *
Cronaca

Legge regionale sul fine vita. Ceccarelli: morire in modo umano è il più importante di tutti i diritti

L’intervento del capogruppo del Pd a Palazzo Panciatichi sulla norma che ha fatto discutere in questi giorni "Abbiamo attuato quanto disposto dalla Corte costituzionale colmando il vuoto di un Parlamento assente".

Il consiglio regionale della. Toscana ha approvato, con emendamenti, la proposta di. legge di iniziativa popolare sul fine vita

Il consiglio regionale della. Toscana ha approvato, con emendamenti, la proposta di. legge di iniziativa popolare sul fine vita

Vincenzo

"La morte è un fatto e non un diritto, ma morire in modo umano, senza torture è il più importante di tutti i diritti".

Voglio aprire questo mio intervento con le parole che proprio sulle pagine de La Nazione, pochi giorni fa, venivano attribuite al professor Sergio Givone, noto filosofo cattolico. Una frase che sintetizza bene lo stato d’animo con il quale mi sono posto dinanzi al tema della risposta da dare alla proposta di legge popolare, firmata da quasi 11mila cittadini toscani e depositata in consiglio regionale dal comitato Luca Coscioni.

L’iniziativa popolare è uno dei modi per attivare l’iter di approvazione di una legge. Certamente quello più complesso, ma questa volta abbiamo deciso che non potevamo voltarci da un’altra parte e fingere di non vedere la sofferenza di chi è giunto a prendere una decisione estrema, come quella di porre fine alla propria esistenza, pur nel pieno rispetto delle leggi già vigenti nel nostro Stato (legge 219/2017). Perché di questo si tratta. Dispiace leggere prese di posizione nelle quali si vuol dare a intendere che la legge toscana interviene sul terreno del diritto alla vita, pur avendo la consapevolezza che non è di questo che stiamo parlando.

La verità incontestabile è che quello che ci chiedevano i proponenti della legge era di colmare un vuoto normativo nazionale, ovvero di dare attuazione a quanto previsto dalla sentenza 442/2019 della Corte costituzionale, dinanzi a un Parlamento colpevolmente assente. Ed è esattamente questo che abbiamo fatto con la legge approvata martedì scorso, modificando in modo anche significativo la proposta ricevuta, dopo il serio lavoro svolto nella commissione di cui sono membro.

Una legge seria, che detta un procedimento, che fissa un percorso unico e certo per accompagnare le persone che hanno assunto – di fronte a una patologia infausta, irreversibile, insopportabile – la decisione di porre fine alla propria esistenza, trovandosi nelle condizioni previste dalla legge nazionale e da due sentenze della Corte costituzionale, in modo dignitoso e riducendo al minimo le loro sofferenze e quelle dei loro familiari.

La nostra non è una legge che rende più semplice il cosiddetto suicidio assistito, bensì una legge che interviene un secondo dopo che la decisione è stata presa, da chi è ancora nel pieno possesso delle facoltà di intendere di volere, per non abbandonare a sé stessa e a medici senza il supporto di nessun protocollo certo, come avviene oggi, la persona nel momento più drammatico della propria esistenza terrena.

La legge attua esattamente quanto disposto dalla Consulta e scandisce anche i tempi per completare il percorso delle verifiche necessarie, mettendo a carico del bilancio regionale i costi dell’intera procedura e lasciando assoluta volontarietà ai medici e al personale sanitario. Nessuna pretesa autonomista, dunque, e nessuna invasione di competenze – del resto già il consiglio regionale del Veneto aveva portato in approvazione una proposta simile senza riuscirci – ma solo un atto dovuto di civiltà e di umanità, perché è vero che la speranza è l’ultima a morire, ma è altrettanto vero che la nostra legge interviene quando ormai l’unica speranza è morire dignitosamente.

* capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale