LUCIA BIGOZZI
Cronaca

L’export dell’oro fa volare Arezzo. E la Turchia è il cliente privilegiato

L’aumento delle vendite all’estero della gioielleria nel primo semestre ’24 colma anche la flessione della moda .

Giordana Giordini, presidente del settore provinciale aretino degli orafi di Confindustria

Giordana Giordini, presidente del settore provinciale aretino degli orafi di Confindustria

L’oro di Arezzo "comanda" l’export. Mette benzina nel motore dell’economia e corre al capezzale del grande malato toscano: la moda. I primi sei mesi dell’anno si chiudono con un saldo più che positivo nel report periodico della Camera di Commercio e segnalano un altro dato in controtendenza: gioielleria e oreficeria rappresentano la prima voce dell’export provinciale ed hanno surclassato il comparto dei metalli preziosi (i famosi lingotti acquistati come bene rifugio), con una crescita significativa: +138% nel secondo trimestre dell’anno e +135,8% nell’intero primo semestre. Escalation che si concretizza in un flusso di prodotti pari a circa 3,9 miliardi di euro nei primi sei mesi. "Un incremento veramente anomalo che ha origine in un particolare mercato, quello turco, che dalla fine del 2023 ha presentato una vera e propria esplosione: le esportazioni nel primo semestre 2024 si sono attestate a poco meno di 2,4 miliardi di euro con una crescita del 747,8% rispetto al primo semestre 2023" osserva Massimo Guasconi al timone dell’ente camerale di Arezzo e Siena. Ne rintraccia le ragioni sottolineando che "oltre ad una maggiore rilevanza di Ankara come hub di transito per i Paesi del Medio Oriente e dell’Asia Centrale ci sono probabilmente acquisti consistenti di prodotti a bassa manifattura che hanno avuto inizio nella seconda metà dello scorso anno e che assumono una connotazione simile all’investimento in metalli preziosi".

Fenomeno nuovo e dalle evoluzioni difficilmente prevedibili, secondo le analisi degli imprenditori. In particolare esso è collegato all’acquisto in quantità consistenti di semilavorati da parte dei clienti che così arginano il gap dei dazi imposti dal governo turco, completano la lavorazione del gioiello in "casa propria" per poi commercializzarlo sui mercati internazionali. L’effetto? Per le aziende aretine, la quota degli affari si impenna, ma sul versante turco alimenta una sorta di bolla speculativa. Lo conferma Giordana Giordini, presidente della Consulta orafa, quando dice che "in questa fase il dinamismo della Turchia provoca una bolla speculativa che coinvolge solo una parte di aziende del comparto e rende difficile prevederne l’andamento". Impossibile capire quanto durerà. Anche perché resta il nodo che lega gli imprenditori alle oscillazioni continue del prezzo dell’oro. Un’altalena che ha un impatto diretto sugli ordini. "Dai 78 euro al grammo, ora è sceso a 76,5 ma l’instabilità giornaliera rappresenta un freno alle contrattazioni". Se il termometro della fiera di Vicenza indica la vitalità del comparto nonostante l’incertezza generale per i conflitti sullo scacchiere internazionale, i prossimi mesi saranno ancora "nella trincea" dell’instabilità. E molto dipenderà anche dalle elezioni americane.