Arezzo, 14 luglio 2023 - A sette anni esatti dall’omicidio di Katia Dell’Omarino, il suo assassino – Piter Polverini – è in regime di semilibertà. Ciò significa che per 4 giorni al mese può uscire dal carcere di Orvieto – dove sta scontando la pena a 14 anni per omicidio della giovane di Sansepolcro – incontrare i familiari e restare nello stesso comune per poi ritornare in cella la sera stessa. Polverini – che il 12 luglio del 2016, quando aveva 24 anni, uccise a martellate la donna abbandonandola sul greto di un fiume a Sansepolcro – sfrutta dunque i benefici di legge e il comportamento da detenuto considerato irreprensibile all’interno della casa circondariale dove svolge l’attività di cuoco. Lo status di incensurato e il ravvedimento dell’individuo hanno fatto il resto. Una notizia, questa, che i familiari della donna e la migliore amica della quarantaduenne Katia hanno accolto con profonda amarezza.
"L’ha uccisa come un animale e ora è libero – afferma con rabbia Cristina Mari, una delle amiche di Katia – Non ho parole, la giustizia italiana permette anche questo. Proprio l’altro ieri è stato l’anniversario della morte di Katia e quello che ho saputo mi ha ulteriormente rattristato. Siccome, purtroppo, questa persona presto sarà libera del tutto, voglio vedere con quale faccia si presenterà nei luoghi pubblici dalle nostre parti; spero veramente di non incontrarlo...". Il 30 gennaio del 2020 nell’ultima fase processuale nei confronti del giovane di San Giustino umbro, la Cassazione aveva conferma in toto la sentenza di appello: 14 anni di condanna per l’assassinio di Katia. In quell’occasione Piter e i suoi avvocati non erano riusciti a farsi ulteriormente limare la pena, dopo il ritocco della corte di appello che aveva ridotto di due anni il giudizio di primo grado. L’appello del novembre 2018, quando Piter era già in carcere da un paio d’anni, aveva portato a un addolcimento della pena in seguito al riconoscimento delle attenuanti generiche.
Il giovane ex impiegato della Snai di Arezzo è reo confesso dell’omicidio. Il corpo della quarantenne venne ritrovato nella mattinata del 12 luglio 2016 sul greto del torrente Afra, nelle vicinanze del ponte San Francesco e a un chilometro di distanza dal centro di Sansepolcro. Il delitto del fiume era avvenuto nel corso della nottata nella quale i due avevano avuto un rapporto sessuale. Il litigio era nato per un pugno di spiccioli, in quanto Katia avrebbe preteso, alcuni euro in più rispetto alla somma pattuita: questa era stata la ricostruzione di Polverini. La situazione era poi degenerata e Piter aveva afferrato un martello per colpire a più riprese la vittima, trovata con il volto sfigurato da colpi selvaggi.
A due mesi di distanza dal delitto e dopo accuratissime indagini durante le quali erano stati ascoltati numerosi testimoni, il caso venne risolto. Era il 16 settembre 2016 e i carabinieri di Sansepolcro, con in mano le prove che inchiodavano Piter, attesero il giovane di primo mattino all’uscita della sua abitazione di San Giustino umbro per arrestarlo. In giudizio Polverini è stato assistito dagli avvocati Piero Melani Graverini e Mario Cherubini.