LUCA AMODIO
Cronaca

Lo arresta mentre è in ferie a Napoli. L’aggressore era irregolare in Italia

Davide Comito, capo della squadra mobile, era in vacanza ma quando l’ha visto non ci ha pensato due volte

Davide Comito dirigente della squadra mobile di Arezzo, è lui ad avere individuato l’aggressore mentre si trovava in vacanza a Napoli

Davide Comito dirigente della squadra mobile di Arezzo, è lui ad avere individuato l’aggressore mentre si trovava in vacanza a Napoli

Era a Napoli, fuori servizio, in vacanza. Ma un poliziotto è un poliziotto, anche senza divisa. Proprio come Davide Comito, dirigente della squadra mobile di Arezzo, che alla stazione di Napoli ha visto quello che era il ricercato numero uno in città. Non ha perso tempo e ha fatto il suo lavoro. Senza tentennamenti. Il nordafricano nelle settimane scorse aveva attaccato a colpi di machete un vigilante dell’ex Santa Prisca di Arezzo: gli aveva sferrato un fendente alla testa. L’aggredito, Abdoulaye Mballo, era rimasto a terra su un lago di sangue mentre l’aggressore aveva fatto perdere le sue tracce. Subito erano partite le ricerche a 360 gradi. Un nome noto, uno di quelli già noti alle forze dell’ordine, uno di quelli che spesso bivacca fuori dal Conad in Guido Monaco che è una delle zone sensibili della città. E infatti, dopo dieci giorni, per lui sono scattate le manette.

Decisivo è stato l’intervento del giovane dirigente della questura di Arezzo. "C’era già un’attività investigativa portata avanti dalla squadra mobile e coordinata dalla Procura di Arezzo, subito abbiamo raccolto le testimonianze e ci siamo portati avanti con la localizzazione del soggetto tramite i suoi apparecchi - racconta Comito - ero a Napoli in ferie e i colleghi mi hanno detto che lui si trovava in zona stazione". E allora Comito non ha perso tempo. Si è fiondato sul luogo: prima il dovere e poi il piacere. E poi l’arrivo della volante e l’arresto. L’accusa è di tentato omicidio.

La foto del soggetto era stata diffusa a tutti gli equipaggiamenti del paese ma per il dirigente il suo volto era ben impresso nella sua mente. Comito comunque sottolinea che è stato un gioco di squadra: "I miei collaboratori hanno fatto un lavoro certosino nella ricostruzione dell’evento, prima con le testimonianze raccolte, e poi con l’aspetto tecnico, con le utenze che sono state raccolte".

L’ipotesi di reato? Più di una. Tentata rapina, minaccia aggravata e tentata omicidio anche perché guardando le immagini la ferocia nel colpo non poteva che far trasparire la volontà estrema del gesto. Voleva ammazzarlo. Ed è per questo che gli agenti lo hanno arrestato, misura cautelare in carcere poi convalidata dal gip di Arezzo. E il coltello? Trovato anche quello, già il giorno del fatto, il 14 febbraio scorso. E anche questo è un indizio perché l’acquisto era stato fatto dopo il primo tentativo di rapina, sempre quel giorno. Insomma l’aggressore era andato a comprarlo per sferrare l’attacco. Trenta centimetri di lama.

L’arrestato è un soggetto tunisino, di circa 30 anni. I precedenti alle spalle ci sono: oltre ai fatti per cui era conosciuto in città da quando era arrivato, c’era un arresto per spaccio, nel nord Italia, a cui era seguito un obbligo di espulsione. Era irregolare sul territorio. E non aveva fissa dimora. Fino ad ora almeno: da lunedì è al carcere di Poggioreale a Napoli.

Luca Amodio