La canzone "Vivere" si mescola con gli applausi dei presenti all’uscita del feretro, avvolto da un drappo con lo stemma della lupa e da una sciarpa, entrambi giallorossi come le scie dei fumogeni accesi per l’occasione. Vasco Rossi e la squadra di calcio della Roma (la sua città di origine), le due grandi passioni, che hanno accompagnato la salma di Marco Ricci all’uscita dalla chiesa di San Paolo Apostolo, dove nella tarda mattinata di ieri la comunità di Sansepolcro - e non solo - ha dato l’ultimo saluto al 39enne operaio morto a Genova lo scorso 4 ottobre, mentre lavorava in quella che diverrà la ludoteca del Parco del Memoriale del Ponte Morandi. C’erano gli amici conosciuti al Borgo, il datore e i colleghi di lavoro e i rappresentanti delle altre aziende cittadine operanti nel settore metalmeccanico, più una ventina di altri amici saliti dalla Capitale, che si sono stretti attorno ai genitori, alla sorella e al fratello di Marco nel rito religioso che ha preceduto il viaggio verso il piccolo cimitero di Gricignano.
Anche il sindaco Fabrizio Innocenti è arrivato per una parola di conforto ai familiari, così come il vescovo Andrea Migliavacca che – non potendo essere presente di persona – ha espresso la propria vicinanza delegando il messaggio al parroco don Simone Costagli, che ha celebrato la messa assieme a don Alvaro Scarnicci. "La risposta che Gesù dà alla morte è la resurrezione – ha sottolineato don Simone – anche se certamente nessuno voleva che accadesse questa tragedia, la quale ci ricorda quanto in questo mondo ognuno sia precario, nel senso che tutti siamo di passaggio. Dalla prematura morte di Marco dobbiamo ricavare un prezioso insegnamento: la custodia della vita, un diritto che vale anche nel mondo del lavoro". Il sacerdote, che ha tenuto una celebrazione anche nel luogo in cui lavorava, ha voluto ribadire le grandi doti di Marco: ragazzo di carattere buono e gran lavoratore, il cui sacrificio ha generato tanta sofferenza e dolore anche all’interno dell’azienda e fra i colleghi che lo apprezzavano dal punto di vista sia professionale che umano.
Al termine, ha preso la parola al microfono Daniel, cugino di Marco, che in rima e in vernacolo romanesco lo ha voluto salutare: "Nemmeno questo destino infame potrà cancellare il tuo ricordo", ha detto nel passo più significativo. E adesso, non resta che attendere l’esito delle indagini avviate dalla Procura di Genova.