Sta già preparando il trolley per varcare di nuovo l’oceano. La Pala di Lorenzetti, il capolavoro della Pieve, è nel pieno del suo anno vissuto artisticamente. Al Metropolitan di New York ha fatto il fumo, insieme ai capolavori della pittura senese, "fratelli pennelli" con i quali ha disegnato una delle grandi mostre del 2024. Il sipario americano calerà il 26 gennaio. Ma per rialzarsi a breve nella National Gallery di Londra, dove è atteso dall’8 marzo al 22 giugno. Lì dove arriverà senza passare dal via. I colori di Pietro non torneranno ad Arezzo fino all’estate, lasciando campo alla foto con la quale il parroco don Alvaro Bardelli lo ha sostituito all’occhio dei turisti. "Sta lavorando per noi" aveva dichiarato all’inaugurazione americana il sindaco Alessandro Ghinelli: un po’ come gli operai delle autostrade. E sta lavorando parecchio. Migliaia di visitatori si sono affacciati nella mostra, di tutto il mondo e a parte i numeri, attesi più avanti, ci sono i sigilli autorevoli dei maggiori giornali americani. Per il Washington Post, si è trattato del secondo evento per importanza e successo dell’anno, una medaglia d’argento sullo sfondo dell’oro dei colori di Lorenzetti. E anche il New York Times lo ha inserito nella top ten: quindi un pezzetto di Arezzo ha brillato nel pianeta delle grandissime mostre.
È vero, Siena oscura un po’ i fasti amaranto dell’operazione. Ma c’è sempre un ma: prima di tutto ai più attenti non sfuggirà la localizzazione dell’opera nella prima sala del Met. E in seconda battuta il volto intenso della Vergine è uno di quelli che campeggiano su tutto il materiale prodotto in servizio della mostra, forte del lavoro certosino delle restauratrici aretine di Ricerca, capaci di riproporre il dipinto ai massimi livelli. Un’operazione attraverso la quale la città prova a rinsaldare un altro turismo, quello artistico, dopo i fumi ma anche l’arrosto della Città di Natale. E in questa chiave il bis è fondamentale: lo sbarco a Londra, settimane prima dell’apertura della mostra a marzo. Oltre cento opere tra pittura, oreficeria e scultura, tutte centrate sulla stagione di un Trecento che vedeva l’Italia e, nella fattispecie, soprattutto Siena a dividersi l’ombelico del mondo. Come a New York, la pala avrà uno spazio "monumentale" considerandone la qualità e le dimensioni.
I primi passi di una serie di prestiti? Probabilmente sì, qualcosa che rompe il fronte dei no dopo quello legato al Crocifisso di Cimabue. C’è l’apertura del vescovo (pure se con cautela) quella del Comune, quella del soprintendente: sufficienti a lanciare ulteriori prestiti, anche se la prudenza indicherà strade a volte diverse.
Lucia Bigozzi