LUCA AMODIO
Cronaca

L’oro traina l’export . Arezzo fa meglio di Roma. Ma i dazi fanno paura

Le esportazioni nella nostra provincia valgono il 2,5% di quelle di tutto il paese. Il giro di affari ammonta a 15 miliardi e mezzo, il 46% in più rispetto ad anno scorso. Timori per la guerra commerciale del presidente Trump: commercio a rischio .

L’export di Arezzo vale più di quello di Roma: una fetta che vale il 2,5% delle esportazioni totali del nostro paese contro il 2,2% della Capitale. Sì perché il volume di affari con l’estero nel 2024 è arrivato alla soglia di 15 miliardi e mezzo per la nostra provincia. Un dato che piazza Arezzo nella top ten delle province che commerciano di più fuori dai confini nazionali, anche grazie al boom del +46% registrato in un anno, quando il giro di soldi era fermo - si fa per dire - a 10 miliardi abbondanti, nel 2023.

Non era mai successo che la nostra provincia si accreditasse così avanti: dopo l’indagine condotta dal Sole 24ore lunedì scorso, adesso arriva la conferma anche dalla Cgia di Mestre nel suo canonico report settimanale. E non solo: se si va indietro, fino al 2019, il balzo in avanti è stato del +70%. Arezzo in Toscana è seconda soltanto a Firenze, che con i suoi 25 miliardi di euro generati dall’export si prende il terzo posto a livello nazionale . L’export di Arezzo vale comunque un quarto di quello della regione Toscana che negli ultimi anni è diventata tra le regioni regine delle esportazioni, quarta tra le venti sorelle della penisola. E tornando ai primi della classe, di tutto il paese, nel podio c’è Torino e, al primo posto Milano: 58 miliardi vale l’export meneghino, quasi il 10% di quello italiano.

Ma torniamo a noi, torniamo ad Arezzo. Un anno eccezionale che deve i suoi risultati al commercio di oro e preziosi, che da sempre ha contraddistinto il territorio. Il settore, anno scorso, è stato vessato dalla serie di furti e rapine in aziende (uno ogni quindici giorni, 25 in un anno); ma d’altra parte ha brillato, se si guarda la sola faccia dell’economia. Dei soldi.

I numeri dicono che siamo passati da 3,5 miliardi di euro a 7,7 miliardi, più che raddoppiato: questo è il volume di affari che crea commerciare con gli altri paesi, fuori dai confini nazionali ma soprattutto dell’Unione. Verso Turchia, Usa, Arabia Saudita e Asia, tutti mercati che hanno registrato una crescita. I motivi del grande balzo in avanti sono due: da una parte il prezzo dell’oro è esploso e dall’altra c’è la Turchia, sempre più affamata dei gioielli aretini.

Anche perché la politica voluta dal governo Erdogan ha spinto gli imprenditori di Instambul a comprare semilavorati da fondere. Un bolla che oggi c’è, domani chissà, ma anche un traino per tutto il territorio della regione se si considera che la voce della gioielleria, bigiotteria e preziosi è la seconda di tutta la regione, dietro alla vendita di farmaci e medicinali.

E poi c’è il capitolo dei lingotti, seconda voce di export di Arezzo, che chiude il 2024 al +18,2% con un valore di poco superiore ai 4,8 miliardi di euro. In questo caso la vendita effettiva

Tutto bello, certo, ma c’è un problema all’orizzonte. Almeno in prospettiva, almeno secondo le stime che a vederle non possono che creare qualche preoccupazione. Il problema si chiama Donald Trump e il motivo sono le politiche commerciali annunciate dal presidente degli States. Dazi, dazi, dazi e dazi. Nei confronti dell’Unione Europea e quindi anche dell’Italia. Un bel problema sia per il paese che per la città visto che sia l’Italia che Arezzo commerciano eccome con l’altra sponda dell’Atlantico. Tra oro e preziosi, quanto arriva negli States ammonta ad un miliardo. Una guerra economica che di certo farà feriti anche in terra d’Arezzo.

L.Amod.