CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

Speleologo morto nella grotta, choc per la fine di Luca Marinelli. Soccorso dagli amici al buio

Tradito da un malore, a vuoto i tentativi di rianimarlo. Aveva 47 anni: lavorava alla Tratos, lascia moglie e 4 figli, amava la musica e Pieve Santo Stefano. 7 ore per portarlo fuori dalla grotta

La mobilitazione dei soccorritori nella grotta dove è morto Luca Marinelli (nel riquadro)

La mobilitazione dei soccorritori nella grotta dove è morto Luca Marinelli (nel riquadro)

Pieve Santo Stefano (Arezzo), 7 aprile 2025 – È morto in fondo ad una grotta, pagando un prezzo carissimo alla sua grande passione, la speleologia. E ha lasciato un vuoto più grande di quella grotta, in una Pieve Santo Stefano svegliatasi ieri alla tremenda notizia.

La notizia della morte di Luca Marinelli, 47 anni, speleologo colto da un improvviso malore mentre stava effettuando una escursione nella Grotta dei 5 Laghi, all’interno del Monte Nerone. Siamo nel comune marchigiano di Piobbico, nella provincia di Pesaro e Urbino.

Luca era impegnato in un’attività insieme ad un gruppo speleologico: il malore lo ha colpito a freddo lì. I suoi compagni di spedizione, nel buio della terra profonda, hanno tentato di tutto per rianimarlo, una gara di generosità e di amicizia che avrebbe meritato miglior sorte. All’interno della grotta sono giunte squadre del Soccorso Alpino e Speleologico, tutti tecnici specializzati in operazioni di soccorso in ambiente ipogeo, affiancati da una dottoressa, Cristiana Pavan: ma Luca al suo arrivo era già morto. Il corpo è stato trasportato fuori della grotta, al sole pieno delle Marche. Faceva parte di un gruppo di venti persone del Cai di Città di Castello. Il corpo era a quindici minuti dall’ingresso della grotta. All’interno sono entrati sette tecnici speleologi del soccorso alpino con Cristiana Pavan, membro dell’equipe dell’elisoccorso. Per garantire le comunicazioni con il personale all’interno della grotta l’esperto in telecomunicazione del soccorso alpino ha steso un cavo telefonico dall’interno all’esterno.

Marinelli non era originario di Pieve, ma qui viveva da molti anni con la moglie Erika, conosciutissima in paese anche per il laboratorio-negozio di cornici del quale è titolare e con i quattro figli ancora giovani. Dipendente di Tratos, Marinelli seguiva con un certo interesse anche la musica classica, per quanto la speleologia fosse la sua passione principale. Che lo ha tradito sabato, a stroncarlo quasi certamente un infarto. L’uscita dalla grotta è avvenuta intorno alle 19.30, dopo il permesso accordato dall’autorità giudiziaria. Insieme al Soccorso Alpino e Speleologico della stazione di Pesaro c’erano anche i carabinieri, addetti delle ambulanze del 118 di Apecchio e di Urbania e vigili del fuoco di Pesaro e di Cagli, che hanno allargato con mezzi meccanici l’uscita della grotta: una vera e propria task force, una mobilitazione innescata nel disperato tentativo di salvarlo.

E dire che l’escursione, iniziata nella mattinata dell’altro ieri, era stata preparata nei minimi particolari: un percorso ipogeo di due-tre ore per nulla pericoloso e affrontato da persone esperte e dotata del giusto equipaggiamento richiesto dall’organizzazione del Club Alpino Italiano. Intorno alle 12.30 era partito l’allarme: il Soccorso Alpino di Pesaro era impegnato in una esercitazione alla Balza della Penna, che si trova nelle vicinanze del Monte Nerone e il recupero della salma è stato reso complicato dalle dimensioni dell’uscita della grotta, troppo piccole per il passaggio di una barella e poi allargata dai vigili del fuoco con i martelli.

Ci sono volute sette ore per riportare Luca fuori della grotta. Il suo corpo senza vita è stato trasportato all’obitorio dell’ospedale di Urbino ed è lì che l’hanno raggiunto i familiari, partiti di corsa da Pieve, con la morte nel cuore. Una notizia che ha sconvolto la comunità di Pieve. Il sindaco Marcelli in una nota esprime vicinanza alla “famiglia, la moglie Erika e i figli, nella consapevolezza che nessuna parola o conforto potranno mai lenire il loro dolore”.