
di Fabrizio Paladino
Un mistero lungo quasi 34 chilometri. Quelli che dividono Puke e la zona dove è stata ritrovata l’auto bruciata noleggiata da Davide Pecorelli in Albania. All’interno dei veicolo, alcune ossa. Tutto intorno, le montagne. L’imprenditore ed ex arbitro conosceva soprattutto Valona (dove aveva aperto un’attività) e Tirana. All’arrivo da inizio gennaio dall’Italia, il 45enne sangiustinese padre di 4 figli – dopo la prima tappa a Tirana – si è recato a nord dell’Albania. Prima a Scutari, altro centro importante, poi il soggiorno a Puke, località a quasi 4 ore di auto da Tirana, oltre un’ora da Scutari, zona che poi conduce al confine col Kosovo. Insomma, una destinazione quanto meno singolare per chi vuole cercare nuove avventure imprenditoriali sul campo dei centri estetici e "derivati".
I media albanesi puntano molto, in questi giorni, sulle frequentazioni di Davide. A un amico e prossimo ad aprire, con lui, un’attività, Pecorelli aveva confidato che, nel viaggio di gennaio, avrebbe dovuto incontrare un medico per la trattativa di un costoso macchinario da utilizzare nei centri estetici. Di questo passaggio non c’è traccia tra le indagini della polizia albanese, che ancora apre a diverse piste su quanto potrebbe essere accaduto il 6 gennaio.
Mentre in Italia la procura perugina – che mantiene il massimo riserbo sulla vicenda – attende ancora l’arrivo, da Tirana, delle ossa ritrovate nel mezzo per effettuare anche qui l’esame del Dna, da quelle parti ci sono numerose questioni da risolvere relativamente a questo caso che sta facendo molto discutere. Innanzitutto non si capisce perchè Davide – dopo aver soggiornato due notti in un hotel di Puke – invece che dirigersi per affari verso Scutari (dove risulta la sua presenza e pure l’incontro "con persone non raccomandabili"), quel giorno – probabilmente tra il 5 e il 6 gennaio – prende la strada opposta, verso Gjegjan, altro luogo non proprio frequentatissimo da chi si reca in Albania per cercare fortuna... Dopo 34 chilometri tra il niente, la Skoda Fabia si ferma in una piazzola e prende fuoco. Gli esperti pirotecnici stanno nel frattempo valutando le cause del rogo; sta di fatto che sarebbe oltremodo opportuno conoscere – grazie al Gps dell’auto – gli ultimi movimenti di Davide a nord dell’Albania e, soprattutto, capire dai tabulati telefonici quali sono stati i reali contatti dell’imprenditore con attività fondate tra Sansepolcro (sequestrata nei giorni scorsi dalla procura di Arezzo), San Giustino, Città di Castello e Corciano.
Tutto questo mentre si attende ancora l’esito dell’esame del Dna su quei pochi resti umani venuti alla luce solo in un secondo tempo nel veicolo noleggiato e finito in questa zona sperduta che, al momento, ha raccolto solo tanti dubbi.