SILVIA BARDI
Cronaca

Lyssavirus, torna a casa la metà dei cani

Sono rimasti segregati alla Cella per oltre un mese, i proprietari hanno dovuto pagare anche la retta di alcune centinaia di euro.

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di Silvia Bardi

Sono stati i giorni degli abbracci, delle carezze, delle scodinzolate felici. Stanno tornando a casa, dalle loro famiglie e dai loro padroni i cani che erano stati portati al canile dell’Enpa alla Cella di Arezzo durante l’ordinanza anti lyssavirus. Quattro cani su sette per la precisione. L’ordinanza era entrata in vigore il 27 giugno, due settimane dopo che un gatto trovato infetto da questa specie di rabbia era stato trasferito da Arezzo alla clinica veterinaria di Monsummano Terme, dove poi è morto.

E facendo fede alla promessa del giorno dell’infezione, dopo le polemiche suscitate dal sequestro dei cani, il 12 agosto il sindaco Ghinelli, in accordo con il servizio veterinario della Asl, quella ordinanza tanto discussa l’ha revocata in anticipo. Durante il periodo in cui è stata in vigore, però tutti i cani vaganti del territorio comunale aretino sono stati consegnati al canile e messi in isolamento. Una situazione che ha fatto molto discutere, tanto che l’ordinanza non è stata prorogata. Non solo, una volta revocata, era stato lasciato aperto uno spiraglio: i cani in quarantena sarebbero stati valutati caso per caso dai veterinari in base alle richieste dei proprietari.

E così è stato. La prima a uscire è stata Kira la cagnolina scappata dal giardino, per paura, durante i fuochi di San Donato, si era rifiugiata al centro ricreativo Giotto e da qui portata al canile dopo che erano stati inutilmente cercati i padroni. Poi sono usciti anche il bassotto Otto e le due cagnoline provenienti dal Valdarno, scappate, o molto più probabilmente fatte uscire, o prelevate, da un campo vicino all’abitazione delle proprietarie. Un caso ancora da chiarire, ma l’importante è che anche Tritolo e Lumumba, uno cieco e uno molto anziano di 13 anni, hanno potuto essere riabbracciati. In questo caso, fra l’altro, la procedura ha visto coinvolto anche il sindaco di San Giovanni. Quattro cani su sette, dunque, hanno lasciato il canile.

Tre invece sono ancora in isolamento. Si tratta del cane Birba, che conviveva con il gatto morto per Lyssavirus, e che la padrona sta richiedendo con molta insistenza e sta percorrendo tutte le strade possibili per riaverlo. C’è il pitbull rintracciato a Campo di Marte e c’è un border collie senza chip e apparentemente senza padrone, che nessuno ha reclamato, ma che la donna che lo ha trovato a San Polo vorrebbe poter adottare.

Naturalmente tutti i proprietari hanno dovuto pagare la retta giornaliera della "detenzione", qualche centinaio di euro, e anche la multa nel caso la bestiola nei casi in cui mancava il microchip.

"Ci siamo fatti carico di questo cani anche emotivamente - confessa la presidente dell’Enpa Sandra Capogreco - noi gestiamo il canile ma siamo anche l’Ente protezione animali, abbiamo preso a cuore la situazione delle famiglie che non hanno potuto vedere i loro cani per mesi, posso dire che abbiamo sofferto con loro e fatto il possibile anche dal punto di vista burocratico perché questa storia si risolvesse. E in tutta questo situazione vorremmo ringraziare l’Oipa che ci ha aiutati. A questo punto però vorremmo che i cani senza padrone venissero dichiarati adottabili così da farli uscire".

Il rischio, per loro, è di rimanere ancora in isolamento. La procedura di rilascio infatti prevede una richiesta scritta al sindaco, il quale segnala il caso alla Asl che, dopo la verifica da parte dei veterinari, ne viene valutata la restituzione e concede il nulla osta, poi controfirmato dal sindaco Ghinelli. Ma se un cane è senza padrone, chi lo reclama? Naturalmente i cani "liberati" sono tutti sani ma dovranno osservare la quarantena ed essere controllati periodicamente. Ma almeno sono a casa.