"Comincia per l’America l’età dell’oro": all’atto di giurare Donald Trump, il presidente numero 47 della storia a stelle e strisce, ha citato ieri la nostra parola del destino, "l’abracadabra" dei nostri affari. Oro, che lontano un oceano e qualcosa, come raccontiamo a fianco, sta continuando il volo di questi anni. L’America sogna, e l’Italia? Un piccolo incubo arriva anche dalla festa della Casa Bianca. "Imporremo dazi ai Paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini" ha promesso il tycoon esattamente come ha promesso mura contro il Messico ed espulsioni di massa. Non è una sorpresa, già nel suo precedente mandato aveva tracciato la stessa linea. "Ma se il mercato interno riprenderà forte ne troveremo vantaggio anche noi" è la risposta che al momento della sua elezione avevano condiviso in coro diverse categorie economiche aretine. E l’impressione generale è che il mondo a 18 carati almeno per ora non stia tremando come una foglia per le prospettive politiche americane. Ma di sicuro è una delle variabili con le quali fare i conti. Il mercato Usa è tornato il terzo al mondo per il nostro export e quello che succede oltre oceano non può esserci indifferente. Di sicuro non lo è per i giovani universitari dell’Oklahoma: vivono nel palazzo di via San Domenico e ieri sera dalle finestre illuminate rimbalzavano le immagini della diretta dagli Usai.
Nessuna reazione, anche loro per l’appunto in finestra, osservatori interessati proprio come gli imprenditori aretini. Sono circa 25, arrivano non solo dall’Oklahoma ma da diversi stati, Kansas in testa. A novembre in diversi hanno partecipato alle fatidiche elezioni: qualcuno addirittura ci raccontò di aver votato due volte, per posta, perchè al primo invio il fascicolo era andato perso. Studiano qui ma seguono passo passo le vicende del loro Paese, in collegamento con le famiglie. Qualcuno è esperto di clima e trema un po’ ad alcuni dei progetti dietro l’angolo. Vedremo. Proprio come faranno i registi dell’oro aretino. Perchè poi alla fine non ci sono solo timori nel cambio di pagina della storia. La pur fragilissima tregua in Medio Oriente unisce al sollievo umano di una guerra in stand by anche buone prospettive per la ripresa di uno dei mercati per noi determinanti: quello arabo.
Tornando negli Usa è annunciato ad esempio un calo dei tassi di interesse nel 2025 e quello potrebbe fare gioco anche ai nostri imprenditori. E ora come sempre l’oro, dietro il volto scintillante dei gioielli, ha anche quello rassicurante del bene rifugio, il buon lingotto, utile per diversificare gli investimenti. E, sussurra qualcuno, se le politiche fiscali dovessero indebolire il dollaro come è successo in passato, chi altri potrebbe avvantaggiarsene se non il metallo prezioso?
Domande aperte. Ma anche punti interrogativi lanciati verso Oro Arezzo: dopo Vicenza sarà la prova del fuoco della crescita del settore. Con vista su una Casa Bianca ormai con un nuovo nome sul campanello.
LuBi