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Si apre in Fraternita la mostra dell’artista curata da monsignor Verdon. Sculture e dipinti tra Giorgio e Piero
Si apre oggi alle ore 17.30 in Fraternita dei Laici “ORO. Tesoro, Bellezza, Luce, Vita”, la più grande mostra mai realizzata in Italia dell’artista fiorentino Filippo Rossi che approda per la prima volta nel cuore di Arezzo, capitale italiana dell’oreficeria, dieci anni dopo la personale di Palazzo Medici Riccardi a Firenze. L’evento, a cura di Mons. Timothy Verdon, in programma fino al 10 aprile, chiude in ‘bellezza’ le iniziative messe in campo nell’ambito di “Arezzo. La città del Vasari”, sistema di celebrazioni promosse e organizzate da Comune di Arezzo e Fondazione CR Firenze con Fondazione Guido D’Arezzo (in collaborazione con Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, Gallerie degli Uffizi, con la curatela del comitato scientifico presieduto da Carlo Sisi) per rendere omaggio al celebre e poliedrico artista aretino, primo storico d’arte dell’era moderna, che rimase sempre legato alla sua città natale tanto da firmarsi, con assoluta semplicità, "Giorgino da Arezzo, pittore". Più di venti le opere (tutte di grande formato) in mostra che accendono i riflettori su 30 anni di una brillante carriera artistica contraddistinta da un uso personalissimo e virtuoso degli impasti materici, in particolare dell’oro, da sempre ‘tesoro’ incommensurabile per l’economia aretina, fonte di ‘bellezza, luce, vita’ come recita il titolo della rassegna, declinato in prospettive sia materiche che estetiche, teologiche e cosmiche. In un confronto sempre vivo e stimolante con i grandi capolavori del passato, Filippo Rossi (classe 1970, con opere e installazioni esposte in musei e collezioni pubbliche e private in tutto il mondo), dà vita a quattro ‘stanze’ conoscitive gettando luce sui diversi valori che di volta in volta l’impiego dell’oro ha rappresentato nelle varie culture. Così se nella prima sala, quella del “Tesoro” un dettaglio del dipinto “La miniera d’oro” di Jacopo Zucchi (discepolo e collaboratore del Vasari) in Palazzo Vecchio sarà lo spunto per la messa in scena di opere plastiche e pittoriche focalizzate sul fascino del tocco materico del metallo prezioso, nello spazio successivo dedicato alla “Bellezza” l’artista fa uso di foglie d’oro su materiali diversi (stoffa, juta, polistirene estruso), trasmettendo emozioni a metà fra il sensuale e il sacro.
Si procede poi verso la “Luce” con l’esposizione di un monumentale “Albero della Vita”, più di 4 metri di foglia d’oro su tela per giungere poi a la “Vita”, ultimo ‘stanza’ della mostra, in cui una monumentale croce aurea attinge all’immagine pierfrancescana del “Battesimo di Cristo” trasfigurando la croce da strumento di morte a strumento di salvezza.
"L’esposizione di Filippo Rossi, ospitata nella splendida cornice della Fraternita dei Laici, rappresenta un evento di grande prestigio per la nostra città e ancora un’occasione per celebrare il genio di Giorgio Vasari", ha dichiarato il sindaco e presidente della Fondazione Guido d’Arezzo Alessandro Ghinelli. "Arezzo – ha proseguito Ghinelli - si conferma un centro di cultura vivace e dinamico, capace di ospitare eventi di respiro nazionale e la mostra ci invita a riflettere sul profondo sugnificato che l’oro ha rappresentato per l’arte, attraverso un percorso espositivo che partendo dai maestri del passato, arriva fino ai giorni nostri e che sono certo saprà affascinare i visitatori".
"Il mio utilizzo dei segni d’oro e soprattutto del segno sacro della Croce – ha spiegato Filippo Rossi - esprime la ricerca di una fusione della forza espressiva dell’arte, di quell’arte che parla con la propria voce e non è mera ripetizione della grandezza di pensiero elaborata nella tradizione della Chiesa".
Ingresso libero – www.vasari450.it - Catalogo Leonardo Libri Polistampa