
di Simona Santi Laurini
Non è destinata ad esaurirsi l’eco della vicenda giudiziaria del 2013 che ha visto l’attuale sindaco di Cortona Luciano Meoni costretto ad un risarcimento danni, in qualità di consigliere di minoranza, nei confronti dell’allora vice sindaco Gabriella Mammoli. Dopo il video di Meoni a commento della sentenza, affidato ai social network, con l’annuncio di voler ricorrere in appello, anche Mammoli nella tarda serata di martedì ha deciso di affidarsi al web, proprio a seguito dei commenti dell’attuale primo cittadino. "Ho rotto il silenzio dopo quel video – spiega – mi sarebbe bastata la sentenza, perché io non ho incarichi né velleità politiche. Ma le sue esternazioni sulla giustizia sono intollerabili e reiterate, perché anche nel 2015, durante il primo procedimento penale, Meoni ha pubblicato dichiarazioni simili". Gabriella Mammoli parte proprio recuperando una frase che attribuisce a Meoni, "Il tempo è galantuomo" ed inizia così la sua disamina sul percorso giudiziario, che la porta a ripercorrere le tappe fino ad oggi. "Ma per Meoni, di nuovo - scrive nel suo post su facebook - la giustizia non ha funzionato". Ed è questo il punto cardine dell’uscita pubblica di Gabriella Mammoli ovvero sottolineare che la sua "vicenda non è stata che una delle tante "crociate" capitanate dall’inflessibile politico senza macchia e senza paura, le cui denunce, le illazioni, i sospetti e le insinuazioni continuano ancora a scambiare la sala del consiglio per un’aula di tribunale – si legge espressamente nel post - colpisce però che, delle tante cause perse, non abbia mai ammesso l’errore e non abbia mai chiesto scusa. Poteva essere questa l’occasione: poteva fermarsi e riflettere. E poi, magari, dimettersi. Sarebbe stato un atto dovuto a me ed alle tante persone perbene che hanno subito le umiliazioni di questo suo "metodo" di far politica".
L’architetto cortonese esprime solidarietà nei confronti di "chi ha subito questo trattamento – ci spiega – penso alla dottoressa additata durante il Covid e ad altri cittadini chiamati in causa. Spero che adesso il clima migliori e che si possano esprimere le proprie opinioni, anche se differenti. A mio avviso, così non si fa politica". Mammoli racconta di essere rimasta male anche per la decisione di procedere in appello: "Diventa difficile credere di trovare un giudice che possa ribaltare la sentenza, dopo un procedimento penale ed uno civile. Ma per me è la prima esperienza in tribunale". La chiusura la affida ai ringraziamenti, soprattutto ai familiari, con un rammarico. "Mio padre era un militante politico e credeva nella partecipazione – ci racconta – si è sentito responsabile per avermi "introdotta" alla politica. Oggi non posso condividere con lui questo esito, ma tanto lui già sapeva che sarebbe andata così" conclude nel post.