CRISTINA CRISCI
Cronaca

Mangia salume e muore. Il produttore accusato di omicidio colposo

Chiesto il rinvio a giudizio per un imprenditore aretino proprietario dell’azienda. La vittima si è sentita male dopo aver ingerito l’insaccato, disposte le analisi. Nell’alimento c’era il batterio listeria in quantità superiore ai limiti consentiti .

Le indagini sono state condotte dal nucleo Nas dell’Arma dei carabinieri

Le indagini sono state condotte dal nucleo Nas dell’Arma dei carabinieri

di Cristina CrisciAREZZOAveva mangiato un insaccato a base di suino acquistato in un piccolo negozio vicino a casa, poco dopo si era sentita male, forte mal di pancia, nausea, vomito: fu ricoverata in ospedale a Città di Castello dove, un mese dopo, morì. È la storia di Assunta Cammarata, 61 anni, residente nella zona a sud del comune tifernate che è morta per una infezione da Listeria, un batterio micidiale che, come hanno poi dimostrato le indagini, era presente proprio nella "coppa di maiale" consumata in famiglia.

I fatti avvennero tra febbraio e marzo 2024 e a distanza di un anno la procura di Perugia chiede il rinvio a giudizio - con l’accusa di omicidio colposo -del titolare dell’azienda agricola di Arezzo dove l’insaccato venne prodotto. La vicenda giudiziaria inizia quando la Usl segnala alla Procura le "violazioni della disciplina igienica" nei confronti dell’imprenditore agricolo aretino che aveva prodotto il salume. Nella coppa di suino o soppressata era presente il batterio "Listeria monocytogenes" superiore ai limiti consentiti. Gli accertamenti erano stati svolti in prima battuta dall’ospedale di Città di Castello, poi dai tecnici Usl che avevano prelevato gli alimenti nell’abitazione della donna e individuato la presenza del batterio nell’insaccato acquistato sì in un negozio vicino a casa, ma prodotto e commercializzato da un’azienda agraria di Arezzo.

Le indagini a questo punto vengono affidate ai carabinieri del Nucleo Antisofisticazione (Nas) di Perugia che acquisiscono la cartella clinica, ascoltano i familiari e tutti coloro che possono fornire notizie utili alla ricostruzione degli eventi, "per comprendere il rapporto fra il consumo dell’insaccato e il successivo malore".

L’intera documentazione -con i risultati delle ulteriori analisi dell’Istituto Zooprofilattico di Perugia- è stata poi sottoposta a due consulenti tecnici (un medico legale e un esperto in malattie di origine batterica) per accertare cause e concause della morte della donna. Secondo i periti il decesso "era da ricondursi allo stato settico provocato dall’infezione da Listeria".

Al titolare della ditta di Arezzo che aveva prodotto la coppa è stato dunque recapitato un avviso di conclusione delle indagini preliminari e chiesto il rinvio a giudizio per l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Nelle maglie della vicenda erano stati svolti anche sopralluoghi con prelievi e campionamenti nei laboratori dell’azienda in questione, per ulteriori riscontri circa la presenza del batterio.

La donna -morta il 5 marzo del 2024 a seguito di questa infezione - era originaria della Campania, ma da anni viveva in Altotevere, prima a Umbertide, poi in una frazione a sud del comune di Città di Castello e lavorava in una scuola.

Il marito e il figlio della sessantenne sono tutelati dall’avvocato Michela Paganelli che ha seguito passo dopo passo l’intero caso fino alla conclusione delle indagini che è stata notificata nelle scorse ore.