LUCA AMODIO
Cronaca

Manuel è morto sul lavoro a 23 anni, il pm dice sì al patteggiamento per gli indagati dell’incidente

C’è l’accordo tra l’accusa e la difesa, il 15 gennaio il giudice decide. L’obiettivo dei legali degli imputati è scendere sotto i due anni

Manuel Cavanna, 23 anni, morto nell’incidente sul lavoro a Montepulciano

Manuel Cavanna, 23 anni, morto nell’incidente sul lavoro a Montepulciano

Siena, 13 novembre 2024 – C’è l’accordo per il patteggiamento sulla morte di Manuel Cavanna, il 23enne che perse la vita nel cantiere in cui lavorava a Montepulciano. La data dell’udienza è il prossimo 15 gennaio. L’obiettivo dei difensori è concordare una pena inferiore a due anni.

Il 18 aprile scorso un profilato in ferro scivolò dall’autocarro utilizzato al lavoro e lo colpì dritto al torace: per il giovane delle Chianacce, frazione nel comune di Cortona, non ci fu nulla da fare. Morì sul colpo.

Le indagini partirono nell’immediato e già nell’estate erano stati consegnati i due avvisi di conclusione delle indagini a quelli che saranno i due imputati del processo: si tratta del titolare della ditta per cui Cavanna lavorava, un 69enne di Centoia (località sempre nel Cortonese); e un 47enne residente nel comune di Chianciano.

Il primo è difeso dall’avvocato aretino Luca Fanfani mentre il secondo dall’avvocato Roberto Romagnoli di Montepulciano. La Procura di Siena li accusa di omicidio volontario e mancato rispetto delle normative per prevenire gli incidenti sul lavoro, in particolare la violazione del decreto legislativo 81 del 2008. “La morte appare doversi ricollegare all’uso di un profilato in ferro utilizzato per sbloccare l’autoarticolato su cui gli indagati e la persona offesa stavano lavorando - aveva spiegato la procura di Siena - a seguito della forza esercitata sul pezzo lo stesso si piegava improvvisamente colpendo al torace Cavanna causandone la morte immediata”.

La prima udienza del processo sarà ad anno nuovo, il 15 gennaio. Ancora è tutto da vedere ma il procedimento sembra ormai instradato sul sentiero del patteggiamento: ci sarebbe infatti l’accordo tra i legali difensori e i titolari dell’inchiesta, il procuratore Andrea Boni e la pm Elisa Vieri.

Manca solo - si fa per dire - la parola del giudice per le indagini preliminari che valuterà a processo se la pena è congrua o meno. L’avvocato di parte civile, cioè Gabriele Zampagni, incaricato dalla famiglia della vittima, in questo caso avrebbe invece una libertà di manovra assai ridotta, e diventerebbe a quasi uno spettatore nel procedimento che comunque sia avrebbe un esito a lui favorevole in termini processuali.

Patteggiando chi siede al banco degli imputati, rinuncia a contestare l’accusa, cioè ammette le sue responsabilità, e in cambio ottiene lo sconto di pena fino a un terzo. Uno sbocco coerente con le altre tappe del processo che hanno visto una condotta collaborativa dei due uomini a processo che si sono sottoposti a interrogatori spontanei davanti agli investigatori.

L’obiettivo dei difensori è quello di concordare una penna non superiore a due anni, soglia che consente poi di fare richiesta della sospensione condizionale della pena.