
di Federico D’Ascoli
Negli Stati Uniti lo avrebbero chiamato self-made man. Marino Mariottini, morto ieri a 80 anni battuto da una malattia inesorabile, di lavoro faceva l’imbianchino e aveva una passione smisurata per il calcio. Era partito negli anni Settanta con il Subbiano, la squadra del paese dove viveva anche se era originario di Strada. Qualcuno lo ribattezzò subito "Marino fa Mercato" come il grande magazzino che dava il nome della squadra, per le sue doti non indifferenti nella trattativa e nell’individuare giovani campioni. "Ho militato nell’Inter... Napoli e nella Juve... Stabia" amava ripetere con pause teatrali e sorriso sornione a chi gli faceva notare che non aveva mai giocato a calcio.
In molti si accorsero delle doti di Mariottini: approdò al Sansepolcro e poi all’Arezzo di Terziani. Il grande salto con gli amaranto in serie B nel 1983 trasformò il calcio in una professione per l’ormai ex imbianchino. Ad Arezzo portò Tovalieri e Dell’Anno, Di Carlo e Di Mauro, Ruotolo e Orsi, Silenzi e Nappi, giocatori che hanno giocato, anche a lungo, in serie A. La sua esperienza proseguì anche con Vittorio Nofri e Benito Butali prima della retrocessione in serie C del 1988. Dopo l’Arezzo spiccò il volo verso l’Udinese che nel 1989 era appena tornata in serie A. Scoprì giocatori come Abel Balbo e Néstor Sensini e li portò in Friuli. Un ulteriore salto di qualità per Mariottini che nella prima metà degli anni Novanta fu chiamato a Milano da Ernesto Pellegrini nella parte finale della sua esperienza all’Inter. Anche in nerazzurro dimostrava di avere naso per i buoni affari, come ha ricordato in un’intervista il procuratore Giovanni Branchini: "Ai tempi di Pellegrini fui contattato da Marino Mariottini. Ronaldo giocava nel Cruzeiro e non era neanche maggiorenne. Costava qualche centinaio di migliaio di dollari, una discreta somma per un giovanissimo. Mariottini se ne era letteralmente innamorato durante un viaggio in Brasile. Ma poi non se ne fece nulla". Breve l’esperienza successiva come consulente di mercato alla Roma di Franco Sensi, dove portò l’attuale sindaco di Verona Damiano Tommasi e l’allenatore Carlos Bianchi. L’ultimo incarico prima di ritirarsi a vita privata: si concedeva pochissimo a eventi pubblici legati all’Arezzo o a interviste sul calcio.
Mariottini tornò agli onori della cronaca in occasione di Variantopoli, nel filone della multisala Il Magnifico. Come testimone fece condannare l’unico esponente del centrosinistra coinvolto nel caso: raccontò infatti di aver consegnato una tangente da un milione e duecentomila lire a Enzo Grilli nel 1999.
Più di recente un’informativa della polizia lo indicava al servizio dell’imprenditore calabrese Roberto Recordare sospettato di riciclare soldi della ’ndrangheta. Accuse rilanciate da un recente servizio di Report, senza alcun risvolto giudiziario per l’ex direttore sportivo.
Il funerale di Marino Mariottini si celebra oggi alle 16 in Duomo, nella cappella della Madonna del Conforto.