Martina, dopo la sentenza i genitori lanciati verso la causa civile milionaria

Sono pronti a citare i condannati Vanneschi e Albertoni in attesa della convocazione all’Ufficio esecuzione

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 11 ottobre 2021 - Non hanno mai chiesto un solo euro affinchè la ricerca di verità sulla morte di Martina, precipiata dal quinto piano mentre fuggiva da un’aggressione sessuale a Palma di Maiorca, non fosse inficiata o ’sporcata’ da un’istanza economica ma adesso papà Bruno Rossi e mamma Franca hanno annunciato di voler far pagare ai condannati Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni il prezzo del loro reato per devolvere il ricavato in beneficenza.

Ai bambini palestinesi, come avrebbe voluto la figlia oppure alla associazioni che si battono contro la violenza di genere e che in questi anni hanno sostenuto la battaglia dei Rossi. E, con una sentenza passata in giudicato in merito alla responsabilità penale per tentata violenza sessuale di gruppo e morte come conseguenza di altro reato (quest’ultimo prescritto), nella causa civile si parlerà solo del quantum.

La sentenza divenuta definitiva, dopo la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi, è quella della Corte d’appello che, pur confermando la prima sentenza aveva dovuto dichiarare la prescrizione per il 586, ovvero la morte come conseguenza di altro reato. Le tabelle di Milano assunte a guida per la liquidazione non patrimoniale prendono in considerazione solo il danno biologico per la morte del congiunto.

Da valutare l’età (Martina aveva 20 anni) e la parentela. Per i genitori la forbice è tra 160 e 330mila euro ma si tratta di un’indicazione in caso di reati colposi. In questo caso invece c’è da valutare anche il danno morale.

E, considerando che Martina aveva tutta la vita davanti e che i genitori avevano solo lei: attesa e desiderata per anni, la cifra potrebbe lievitare almeno ad un milione, a testa.

Poi sarà il giudice civile a stabilire l’esatto ammontare. Il mancato risarcimento peserà però anche sull’udienza davanti al tribunale di Sorveglianza: i giudici, acquisita la relazione dell’Ufficio esecuzione penale che valuterà il dato fondamentale della resipiscenza (agli imputati non sono nemmeno state riconosciute le attenuanti), invierà una relazione che sarà fondamentale per la decisione se concedere o meno il beneficio. Non è dovuto ma discrezionale.