Salvatore Mannino
Cronaca

Martina, Fort Knox, Pionta: i grandi processi appesi al filo del virus

L’astensione degli avvocati per l’emergenza sanitaria paralizza il tribunale Detenuti in videoconferenza? Non si capisce se ci sono i mezzi tecnici

Martina Rossi

Arezzo, 7 marzo 2020 - Nel primo giorno dell’astensione degli avvocati da coronavirus, il Palazzo di Giustizia sembra la Fortezza Bastiani del Deserto dei Tartari, con tanti tenenti Drogo (magistrati, personale amministrativo, legali, giudici e Pm onorari) che aspettano un nemico di cui non si sa se arriverà mai. Le udienze penali saltano praticamente al completo, quelle civili si fanno a scacchiera, a seconda che l’avvocato ci sia o no.

Alle esecuzioni, ad esempio, vengono trattati una quarantina di fascicoli su cinquanta, altrove, invece, siamo al punto zero: tutto rinviato. E nella bufera rischiano di finirci adesso anche i grandi processi che dovevano arrivare a sentenza proprio in questo mese di marzo. Il primo in bilico è il giudizio d’appello per Martina, la studentessa genovese volata giù dal sesto piano di un grande albergo di Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, per la cui morte sono stati condannati in primo grado due ragazzi di Castiglion Fibocchi, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

Bene, l’ultima udienza, con relativa sentenza per il reato che non è ancora prescritto, la tentata violenza sessuale, era fissata in corte d’appello, a Firenze, l’11 marzo. Ma proprio ieri l’avvocato Tiberio Baroni, difensore di Albertoni, ha inviato la sua dichiarazione di astensione. E altrettanto si appresta a fare il legale di Vanneschi, Stefano Buricchi. In apparenza quanto basta a far saltare il processo fino a nuova data, ma non è così facile.

Proprio a Firenze il tribunale sta rifiutando le astensioni degli avvocati, ritenendole illegittime, perchè non presentate con dieci giorni di anticipo, come prevede la legge, che però fa eccezione per le gravi situazioni di ordine pubblico e igiene sanitaria. Non si sa ancora quel che farà la corte d’appello, ma dovesse anch’essa rigettare le astensioni, i due difensori sarebbero obbligati a presentarsi in aula, in un processo che non si sa se a porte chiuse per emergenza virus.

Sarebbe però una probabile causa di ricorso in cassazione per nullità. Un caos. Altro caso che è a fortissimo rischio è quello di Fort Knox, ovvero il residuo dell’inchiesta sul più grande contrabbando d’oro mai scoperto in Italia che è approdato in aula dopo che la gran parte degli orafi aveva patteggiato.

Il Pm Marco Dioni ha già chiesto quattro condanne a sei anni, una a tre e 9 mesi e due a tre anni. Il giorno della sentenza avrebbe dovuto essere il 10 marzo, ma l’astensione degli avvocati è più che probabile. Il dilemma è sempre lo stesso, anche se il tribunale di Arezzo pare intenzionato ad accettare le dichiarazioni dei legali. Circola la bozza di un decreto del ministro della giustizia Alfonso Bonafede, cui il Csm ha chiesto di bloccare le udienze, tranne le urgenze.

Per ora, però, sarebbe tutto affidato al discernimento dei singoli uffici giudiziari, con proroga della prescrizione, che vale comunque anche in caso di astensione dei difensori. Il decreto affronta anche la questione dei detenuti, la cui presenza in aula sarebe garantita con la videoconferenza dalle carceri di cui sono ospiti. E’ questione che riguarda il terzo grande processo aretino sul filo, quello per lo spaccio al Pionta, saltato il 12 febbraio proprio perchè alcuni detenuti non erano stati tradotti dal carcere di Perugia per l’emergenza incipiente.

Ma Palazzo di giustizia è attrezzato per situazioni del genere? L’ultima volta (nel caso di Martina) fu necessaria una trasferta proprio a Perugia. Anche per il Pionta dovrebbe essere il giorno della sentenza, ma chissà. Più indietro il processo per la bancarotta Mancini, l’ex presidentissimo dell’Arezzo, ma ci sono comunque udienze fissate in marzo. Salteranno anche quelle?