Arezzo, 13 gennaio 2024 – “Hanno ucciso mia figlia e continuano a mentire. Come se in questi undici anni non fosse successo niente". Bruno Rossi, commenta così la mossa dei legali di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due aretini condannati a 3 anni per il tentato stupro cui seguì la morte della studentessa in Spagna. Il 3 agosto 2011 Martina, allora ventenne, precipitò da un balcone della camera dell’hotel dove alloggiavano i due condannati, a Palma di Majorca.
"Un’aberrazione dal punto di vista giuridico". Alessia Baglioni, l’avvocato che insieme a Luca Fanfani, Stefano Savi ed Enrico Marzaduri, assistono Bruno Rossi e Franca Murialdi, i genitori di Martina, commenta così la richiesta di una nuova perizia sulla morte della ragazza precipitata dal balcone nel tentativo, come confermato dalla Cassazione, di sfuggire a una violenza sessuale. Lo hanno chiesto al tribunale civile di Arezzo gli avvocati di Albertoni e Vanneschi.
La richiesta è maturata nella causa civile intentata dai genitori di Martina per un risarcimento di un milione. Secondo gli avvocati di Albertoni e Vanneschi ci fu un grado di responsabilità di Martina nello scavalcare la ringhiera del balcone per sfuggire alla violenza sessuale e poi precipitare. Il giudice si è riservato la decisione. "Confido che la richiesta venga rigettata" continua l’avvocato Baglioni. Inoltre una seconda perizia è stata chiesta per stabilire la corresponsabilità nella caduta a causa della balaustra, ritenuta troppo bassa. Anche in questo caso il giudice si è riservato. Chiuso il procedimento penale, va quindi avanti quello civile nella lunga vicenda legale legata alla morte di Martina Rossi.
Una vicenda durata undici anni, passata attraverso un’archiviazione da parte della polizia spagnola – che aveva rubricato la morte come suicidio – fino alla riapertura del caso, un processo in primo grado ad Arezzo e due processi d’Appello a Firenze. Ben cinque le sentenze, due condanne e un reato, quello di morte in conseguenza di altro reato, andato in prescrizione. Tentata violenza sessuale di gruppo, questa la pena riconosciuta ai due aretini. I due, oggi 30enni, condannati definitivamente in Cassazione il 7 ottobre del 2021, stanno scontando la pena in regime di semilibertà.
La vicenda legale continua però ad evolversi con richieste di risarcimento milionario e nuove perizie. Da un lato ci sono i genitori della giovane che hanno presentato una perizia medico legale per dimostrare le conseguenza della morte della figlia sulle loro vite. Dall’altro i due imputati che hanno chiesto che venga eseguita una nuova perizia sulle modalità di caduta di Martina. E poi c’è la società che gestisce l’hotel Santa Anna, citata in giudizio dagli imputati che sostengono che i balconi non fossero stati a norma. La società si è costituita in giudizio, ma si sarebbe dichiarata estranea ai fatti, in quanto avrebbe iniziato a gestire la struttura ricettiva dal novembre 2013, oltre due anni dopo la tragedia. Intanto il fascicolo è passato nelle mani del giudice Fabrizio Pieschi che avrà trenta giorni per decidere sulle richieste delle parti.