REDAZIONE AREZZO

Martina, verso la richiesta di rinvio a giudizio per i due giovani aretini. Chiuse le indagini a Genova sui loro amici: favoreggiamento e falsa testimonianza

Il sospetto è che abbiano coperto le eventuali responsabilità degli amici sulla fine della ragazza precipitata dalla camera di albergo. Per gli indagati principali invece il reato è morte come conseguenza di altro reato. Ma nessuna traccia dall'autopsia

Martina Rossi

Arezzo, 15 maggio 2015 -  Dall'autopsia sul cadavere di Martina Rossi non emergono tracce significative che consentano di individuare responsabilità dei due ragazzi di Castiglion Fibocchi accusati di morte come conseguenza di altro reato. E tuttavia la procura di Arezzo non sembra intenzionata ad archiviare il caso. L'ipotesi più probabile è che alla fine venga chiesto il rinvio a giudizio sulla base degli elementi già raccolti dal Pm di Genova (la città d'origine di Martina, morta in un tragico volo dal sesto piano del suo hotel a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011) Biagio Mazzeo. Lo stesso che adesso si appresta a mandare sotto processo gli altri due ragazzi coinvolti nell'inchiesta, anche loro aretini ma residenti in città. Per loro l'accusa è di favoreggiamento e falsa testimonianza.

Un altro piccolo passo nella vicenda per la morte di Martina Rossi, precipitata da una camera del'albergo "Cala Mayor" a Palma di Maiorca. La magistratura ha comunicato la chiusura delle indagini, che prelude alla richiesta di processo, per false dichiarazioni ai danni di due ragazzi di 25 anni, entrambi aretini, Alessandro A., studente universitario e campione di moto e Luca V., che già lavora col padre, titolare di un'impresa edile.

L'accusa è di aver coperto con le loro dichiarazioni i due amici, sempre aretini, invece indagati per omicidio colposo, tentata violenza di gruppo, morte in conseguenza di altro reato e omissione di soccorso. La tragedia risale all'agosto del 2011. I due, Federico B. e Enrico D.,  sono stati intercettati mentre si dicevano "ho svignato la polizia" e "non ho parlato". La prova, secondo la procura genovese, che avrebbero tentato di depistare le indagini con le loro false dichiarazioni.

Il paradosso è che mentre a loro carico viene chiesto il rinvio a giudizio diretto (cioè senza filtro del Gip), il filone principale, quello della morte come conseguenza di altro reato, trasferito ad Arezzo per competenza territoriale (sulle morti all'estero indaga la procura del luogo in cui sono residenti i presunti responsabili), è ancora in fase di indagini preliminari.

E' vero che dal palazzo di giustizia filtra l'intenzione della procura aretina di andare oltre, nonostante dall'autopsia sul corpo di Martina non siano emerse tracce significative nè della violenza sessuale ipotizzata nè del Dna dei due giovani accusati, ma altrimenti si potrebbe andare al caso grottesco di due ragazzi accusati di aver favorito un reato che per chi indaga non è ancora provato. Di qui l'intenzione dei due avvocati difensori, Alessandro Serafini e Massimo Scaioli, di andare al processo di Genova chiedendo o il proscioglimento perchè il reato presupposto (appunto la morte come conseguenza di altro reato) non è ancora provato o il rinvio fino a quando non si sarà arrivati ad una sentenza anche ad Arezzo.

Al momento della caduta dal balcone i due ventenni per i quali ora è stato chiesto il processo erano in un’altra camera, ma avrebbero per l'appunto coperto gli amici. Determinante sarebbe stata  un'intercettazione telefonica.

Per loro procede la magistratura ligure, mentre per gli altri il fascicolo è in mano alla Procura aretina, che ha disposto una serie di perizie per venire a capo del caso. Martina studiava a Milano architettura all’Accademia di Brera. E da Milano era partita in aereo per una vacanza a Palma di Maiorca insieme a due amiche e lì avevano fatto amicizia con i quattro giovani della stanza  sopra la loro.

La tragedia in piena notte e secondo l'accusa la ragazza sarebbe potuta cadere nel cercare di sfuggire ad un tentativo di violenza.