GAIA PAPI
Cronaca

"Ho scoperto l’amore vero", il matrimonio di Serafino ed Emanuela oltre la malattia

Arezzo, il primo incontro negli anni ’70 e poi la casualità di ritrovarsi in un bar 40 anni dopo. Durante la pandemia è scattata la scintilla: "La cosa più importante è renderla felice"

Serafino ed Emanuela, entrambi volontari della Misericordia

Arezzo, 12 gennaio 2024 – “Se ami una persona è troppo facile farlo solo quando sta bene. Quando Emanuela mi ha detto queste parole le ho promesso che l’avrei sposata".

Serafino ed Emanuela, 66 e 64 anni, mercoledì si sono detti in una camera dell’hospice della Asl ad Agazzi, che Serafino, per le sue condizioni di salute, è impossibilitato ad abbandonare. "Un anno e mezzo dopo, quella promessa l’ho davvero mantenuta" dice Serafino. Un letto come altare, lei bellissima in un leggero abito rosa. Intorno le persone più care, lui che le stringe la mano, forte. E poi l’amore, quello vero, nonostante tutto.

Quando vi siete conosciuti con Emanuela?

"Erano gli anno settanta. Io vivevo a Sabaudia, lei veniva a trascorrervi l’estate con i suoi genitori. Eravamo tredicenni. Ma diciamoci la verità, non mi stava per niente simpatica. Con i miei genitori ci siamo trasferiti ad Arezzo. La invitai al mio matrimonio, con annesso ‘mazzo’ di mia moglie che proprio non aveva digerito quel gesto. Lei, invece, non mi invitò al suo. E così ci siamo persi di vista per ben 40 anni".

Quaranta anni dopo…

"Ero in giro per lavoro, mi fermai in un alimentari per comprare un panino. Mi sentii battere sulla spalla. ‘Ciao. Mi riconosci?’ mi disse. Ma io non avevo idea di chi fosse sul momento. Quando fu più chiaro, parlammo brevemente, io ero di fretta e le lasciai il mio biglietto da visita. Ma non ricevetti nessuna chiamata. Da quel giorno passarono altri quattro anni prima di vederci".

E quando è accaduto?

"Eravamo in piena pandemia da Covid. Come volontario della Misericordia, ero in giro sul camper a fare i tamponi. Quella mattina ero in piazza della Libertà, e la trovai. Era con la sorella. Lei più scafata disse: ‘Sai Emanuela sta per divorziare, so che anche tu ti sei lasciato. Perché non vi frequentate?’ Lascia stare vai, le dissi. Comunque lei ha il mio numero, se vuole... Qualche giorno dopo arrivò il messaggio".

Cosa c’era scritto?

"Niente di così emozionante: ‘Ciao, come stai?’. Ebbene, la chiamai. Siamo usciti insieme e da allora non ci siamo più lasciati".

Un grande amore?

"Soprattutto una grande donna. Mi ha fatto riavvicinare a mia figlia Elena, lei insieme al compagno, sono stati i miei testimoni di nozze. E poi mi ha fatto scoprire l’amore, quello vero. Sono stato molto fortunato a trovarla. E’ bella da vedere, ma soprattutto da vivere".

Voi eravate volontari della Misericordia, giusto?

"Sì, io ero quello più impegnato. Ma insieme condividevamo questa grande esperienza. Voglio consigliare a tutti di fare volontariato perché è in grado di cambiarti la vita, e di aiutare a convivere con la malattia. Fa capire l’importanza dell’ascolto. E’ stato bellissimo, portavo persone in terapia, sono andato due volte in Ucraina sotto i bombardamenti".

In mezzo a questo grande amore c’è un ospite scomodo… "Sì, la mia malattia. Una fibrosi polmonare scoperta nel 2019. Quando ho ritrovato Emanuela, due anni e mezzo fa, non la volevo caricare di questo peso, ero molto frenato. Ma lei mi disse: ‘Troppo facile amare quando tutto va bene’. Capii che era lei la mia donna. L’avrei sposata non per ragioni economiche, solo per amore. La cosa più importante per me è renderla felice".

Una malattia dura...

"L’unica soluzione sarebbe il trapianto polmonare. Ma so che è molto difficile – conclude Serafino – Sono in lista, ma la malattia è fuori controllo. Sono in lista per volare in alto. Ma sono sempre speranzoso. Se domattina arrivasse un medico di Mosca dicendomi che ha un polmone per me, partirei subito. Non ho paura. La vita è troppo bella e passarla con mia moglie sarebbe meraviglioso".