Poppi (Arezzo), 21 luglio 2023 – Dite ai bambini di Moggiona, sempre ce ne sia ancora uno, che non potranno regalare i fiori al presidente Mattarella. Il programma è serrato e l’uomo del Quirinale farà nel loro borgo solo uno scalo tecnico.
Il tempo di stringere la mano al Prefetto Maddalena De Luca, di salire in macchina e di perdersi, e speriamo ritrovarsi, tra le curve che lo divideranno dal monastero.
Monastero che per un giorno sarà il colle di un piccolo Quirinale. Sì, il millenario insediamento piantato da San Romualdo è pronto a vedere un’altra pagina della sua storia.
Di ospiti illustri ne ha avuti tanti ma nello stile di Camaldoli: non sempre la voce tra gli alberi della foresta è diventata notizia. Chiunque venga resta il luogo del ritiro, il tempio del silenzio: perfino telefonico, per i cellulari una zona d’ombra impenetrabile.
Ma oggi tutti i riflettori saranno puntati lì. Intorno alle 15.40 l’atterraggio a Moggiona e il passaggio sorridente del Prefetto. Dalle 16 il monastero. A differenza di Giovanni Paolo II, sono passati 30 anni quasi esatti dalla sua visita, non salirà fino all’eremo, magari ripromettendosi di farlo quando, finalmente per lui, la politica lo scioglierà da questo mandato infinito e stremante al Quirinale.
Oggi si fermerà nella Sala del Landino: il luogo del dialogo ecumenico e della memoria. E insieme una finestra, anzi due, spalancate su una foresta che toglie il fiato. La foresta della fede.
Un fiotto di luce, che dalle 16 alle 17.30 aprirà il convegno sugli 80 anni del Codice di Camaldoli. Mattarella allora era un bimbetto ma il suo legame a quelle giornate lo dettaglia lui stesso. In un lungo editoriale su Toscana Oggi, anticipato ieri e del quale a fianco trovate ampi estratti.
Un legame tra passato e futuro, un po’ nello stile del saluto che gli farà il Vescovo Andrea Migliavacca, anticipato al nostro giornale.
"La sua presenza – spiega – è una testimonianza straordinaria per tutti noi: qui sono partiti i fili della democrazia, della dottrina sociale della chiesa, delle prospettive di pace, dell’economia sostenibile".
Un ordito che anche il Vescovo lega al futuro, anche se in punta di piedi, per rispetto e fiducia verso l’ordine camaldolese.
Che è lì, nel giorno della grande memoria. E’ lì con padre Alessandro Barban, priore generale della congregazione. Con padre Matteo Ferrari, guardiano e insieme regista logistico dell’evento. Con il nuovo Vescovo Roberto Fornaciari, atteso in Sardegna per l’ordinazione.
Intorno la Cei e la chiesa italiana, ai massimi livelli. Mattarella ascolterà l’introduzione del presidente Matteo Maria Zuppi, reduce dalla sua triplice missione di pace. E domenica a chiudere la tre giorni arriverà il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato e quindi in quanto tale l’uomo forte del Vaticano, a fianco del Papa.
Il break camaldolese di Mattarella sarà velocissimo. Due ore in tutto, tra l’atterraggio e la ripartenza da Moggiona, dall’eliporto costruito per Wojtyla di fianco al cimitero. In mezzo le due relazioni introduttive, la visita alla mostra fotografica sugli 80 anni del Codice di Camaldoli.
E il saluto ai monaci, suggellando l’incrocio volante ma profondo tra il cuore della Repubblica e la foresta della fede. Che l’elicottero sfiorerà nel suo ritorno verso Roma.
Lasciandosi alle spalle la di Camaldoli e i bigoni di Moggiona: sono quei contenitori di legno che servivano per il trasferimento dell’uva dalla vigna. E li costruivano con le abetine dell’unica foresta dove la natura e la fede abbiano da secoli lo stesso volto.