SILVIA BARDI
Cronaca

Mauro: "Così ho battuto il Covid" "Un mese in coma, ora vado in bici"

L’incubo della malattia e poi mesi a combattere con gli straschichi: "Salvato dalla fisioterapia quotidiana". La difficoltà a guidare il suo corpo. "Ho capito di avercela fatta quando mi sono ricordato il codice fiscale"

Mauro Bartoli

di Silvia Bardi

Erano parole e situazioni a noi sconosciute o rare, di quelle che si leggevano in cronaca. Adesso le usiamo tutti i giorni: Usca, coma farmacologico, terapia intensiva, saturazione bassa, casco. Dietro a queste parole da un anno ci sono storie di uomini e donne, di sofferenza, di paura, di famiglie spaccate. Una di queste è quella di Mauro Bartoli, titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche Sprint, che si è visto cambiare la vita in soli quaranta minuti.

Il tempo di chiamare l’ambulanza e di salirci da solo perché essendo positivo al Covid aveva una saturazione troppo bassa e finire in terapia intensiva, in coma, da cui si risveglia quasi un mese dopo, dal 27 dicembre al 20 gennaio. "Oggi quando mi chiedono l’età rispondo che ho 72 anni meno un mese. Di 25 giorni non ricordo nulla, come non averli vissuti".

Dopo quel 20 gennaio Mauro passa a malattie infettive, alle cure intermedie, all’ospedale della Fratta e il 30 gennaio torna a casa. Una vita attiva la sua, lavoro, bici, passeggiate in campagna e nei boschi, mare, pesca in barca, nessuna fragilità, nessun pregresso: "Non mi fermavo mai, il Covid mi ha immobilizzato corpo e testa. Uscito dal coma ho fatto fatica a riacquistare lucidità, non avevo la forza di comandare il corpo, è stato terribile, ero arrabbiato, non sopportavo il casco e talvolta trattavo male anche medici e infermieri, tutte persone fantastiche". Con la fisioterapia torna la voglia di reagire. Lo segue ancora oggi il fisioterapista Andrea Giommoni : "In degenza lo abbiamo stimolato al recupero della mobilità articolare e forza muscolare, nel posizionamento seduto e nel tentativo di statica - spiega - cosa non semplice anche perché lui è di grande stazza". Mauro lo sa, si giustifica, ci scherza su: "mica è colpa mia se mi piace mangiare". Già, ma cosa è la normalità che diamo così scontata? E’ Mauro a ricordarcela: "Quando mi è tornato in mente il codice fiscale ho capito che le cose stavano andando a posto. E quando i medici mi hanno detto che ce l’avrei fatta, mi sono dato tre priorità: tornare a casa per le mie nipotine Elena e Linda, andare in bagno da solo, non essere di peso alla famiglia. Ce la sto facendo".

Tutto con l’aiuto di una équipe multidisciplinare con Emiliano Ceccherini direttore della fisioterapia e la fisiatra Rosanna Palilla, e un progetto riabilitativo di due mesi nella palestra del San Donato. Prima in carrozzina, poi a piedi, ora guida l’auto e va in bici: "La prima volta ho fatto 4 chilometri. L’ultima volta prima del contagio ne avevo fatti quaranta. Senza mia moglie Rita, i miei figli Andrea e Mirco e mia nuora non ce l’avrai fatta". Il futuro ora lo tocca con mano: bicicletta, canna da pesca, mare. Per tornare a correre c’è tempo, come per ricostruire quel mese di vita cancellato dal covid.