Salvatore Mannino
Cronaca

Maxi-inchieste, Moretti rischia un'altra accusa di bancarotta

Dichiarata fallita l’Ainvest, che fa capo al Re del Vino. L’appropriazione indebita contestata destinata a diventare fraudolenta. Verso il processo, si salvano figlia e sorella

Antonio Moretti

Arezzo, 29 settembre 2020 - E’ un’altra tegola che cade sulla testa, già ampiamente ammaccata, di Antonio Moretti, il re del vino che da quasi due anni è al centro di una maxi-inchiesta in cui a lui, come a quasi tutta la sua famiglia, vengono contestati reati che partivano dal riciclaggio ma che strada facendo si sono arricchiti di una poco appetibile bancarotta fraudolenta.

Il tribunale di Arezzo ha dichiarato fallita un’altra delle sue società, la Ainvest, formalmente con sede a Roma ma in realtà domiciliata qui. La sentenza è recentissima, di venerdì 25, e costerà probabilmente ad Antonio e al suo braccio destro Marcello Innocenti un’altra accusa di bancarotta fraudolenta che va a sommarsi alle altre.

La questione Ainvest, infatti, faceva già capolino nell’avviso di chiusura indagini notificato ai Moretti alla metà di giugno e veniva contestata come un’appropriazione indebita per 680 mila euro che sarebbero stati distratti dai conti della società, di fatto inattiva ma teoricamente operante nel campo dei servizi, fra il 2013 e il 2018. Un reato che si trasforma automaticamente in bancarotta col fallimento.

Non resta che aspettare la richiesta di rinvio a giudizio del Pm Marco Dioni, che ormai non dovrebbe essere lontana. E’ stato lo stesso Dioni, del resto, a chiedere il fallimento di Ainvest, e a chiederlo ad Arezzo nonostante la società abbia formalmente sede a Roma nella prestigiosa Piazza del Popolo. Secondo il magistrato, si tratta di una localizzazione puramente fittizia e i giudici gli hanno dato ragione, dichiarando l’insolvenza senza passare le carte ai colleghi della capitale.

Con la sentenza è stato anche nominato un curatore, anzi una curatrice, la commercialista Silvia Bindi. Toccherà a lei occuparsi delle pratiche fallimentari e dell’udienza per l’esame dello stato passivo, fissata per il 4 febbraio. I creditori hanno i classici trenta giorni per insinuarsi nel passivo. Ainvest, a dire il vero, appare anche in un altro capo di imputazione dell’avviso di chiusura indagini, il primo, che vede accusati ancora Antonio Moretti, Marcello Innocenti e Paolo Farsetti, l’altro uomo di fiducia. In quel caso la società è la beneficiaria dei fondi distratti da un’altra sigla della galassia di famiglia, la Sdm Srl, dichiarata fallita nel luglio 2019.

Ad Ainvest sarebbero giunti, secondo l’ipotesi d’accusa di Dioni, 2 milioni e 740 mila euro senza alcuna giustificazione formale, che poi sarebbero stati utilizzati per l’acquisto dei terreni delle aziende agricole «Poggio al lupo di Moretti Monica» e «Alberto Moretti di Moretti Giovanni». Soldi insomma che uscivano da una società e ricomparivano in un’altra, in uno schema classico del caso Moretti.

Ormai, comunque, siamo quasi all’epilogo delle indagini. Di sicuro saranno imputati nella richiesta di fissazione dell’udienza preliminare lo stesso patron Antonio, il figlio Andrea, anche lui come il padre a lungo agli arresti domiciliari, e i due bracci operativi del gruppo, Innocenti e Farsetti. Se la caveranno invece la sorella del re del vino Giovanna, cui è intestata la tenuta Setteponti di Castiglion Fibocchi, la più prestigiosa, quella in cui viene prodotto l’Oreno, votato come uno dei migliori vini al mondo, e la figlia Monica.

Entrambe sono state interrogate da Dioni nei mesi scorsi e sono riuscite a convincerlo che il loro era un ruolo di mere comprimarie, all’oscure delle pieghe recondite degli affari di famiglia. Ancora in bilico, invece, la posizione dell’altro figlio Alberto, il cui avvocato ha presentato una memoria scritta e che il Pm potrebbe sentire nei prossimi giorni. Da quello che dirà dipenderà se finirà nella parte dei sommersi o in quella dei salvati.