Arezzo, 13 aprile 2022 - Resta la mascherina. Sorta di ultimo velo tra l’emergenza sanitaria e l’uscita dal tunnel. Obbligatoria nei luoghi chiusi e quindi in chiesa, lì dove dall’inizio della pandemia le regole si sono via via adeguate a quelle degli altri mondi. Ma stavolta è una Pasqua di ripartenza. «Torniamo in pieno ai nostri appuntamenti, compresi quelli che avevamo sospeso in tutti i mesi critici» conferma il Vescovo Riccardo Fontana nel lanciare la settimana santa. Di natura non è incollato alle tradizioni, anzi se può rompe gli schemi.
E in fondo lo fa anche stavolta. Annunciando e presentando l’acquisizione di un’opera centrata sulla Madonna del Conforto. L’autore è un artista tedesco, Klaus Karl Mehrkens, un pittore contemporaneo la cui sede operativa è a Spello. Ma è una Madonna del Conforto lontana dall’iconografia tradizionale. La scopre nel salone del Vescovado, tirando via i panneggi gialli e azzurri (un caso che siano i colori dell’Ucraina?).
La Vergine non ha occhi, («ma guarda nel profondo» commenta Fontana), il celeste ne sintetizza il profilo, l’oro e l’arancio esplodono all’altezza del cuore. «E’ un dipinto moderno e sintetizza una chiesa che va avanti». Chissà se sa che il suo Giuliano Vangi ha le opere in mostra a Monte San Savino, in un’altra mostra di recente inaugurazione.
Sa invece bene che settimana di Pasqua ci aspetta. «L’unico cambiamento rispetto agli anni prima della pandemia è l’anticipo della Messa crismale al mercoledì alle 18». E’ il rito di incontro con tutti i suoi preti, quello della benedizione degli oli: ma lo ripropone in chiave di ripartenza. Perché dopo la Messa li avrà tutti a cena, in una di quelle serate che sembrano avere il sapore del primo saluto. In un presbiterio (ricorda) dove si parlano ventidue lingue madri. Fontana ha presentato le dimissioni, si attende l’annuncio del nuovo Vescovo.
Non ne parla, ma snocciola una serie di dati (dai preti alle parrocchie ai chilometri) che hanno il tono dei bilanci. Ma la grinta è quella di sempre. Ad esempio sulle ipotesi di trasformazione della diocesi. «Siamo la dodicesima per dimensione in Italia ma ormai è questa: la nostra gente ha bisogno di rispetto, fino ai punti più estremi del territorio» dice in ennesima risposta alle ipotesi partite un po’ da Città di Castello e un po’ anche da Siena.
Mentre il profilo delle feste si ricompone. Torna la lavanda dei piedi nella Messa cosiddetta «In coena domini» quella del giovedì santo. «Avrò come apostoli un gruppo di bambini: sono loro quelli che stanno pagando il prezzo più alto alla guerra». Bambini ai quali dedica l’appello più netto. «Quelle immagini di ragazzi morti, bruciati in auto...Così no! E’ un mondo che non ci appartiene».
Subito dopo il rito del giovedì’ santo ecco riapparire la visita ai sepolcri, le classiche «sette chiese». Con prudenza ma è un altro spazio di adorazione che si riapre. Così’ come la Via Crucis del venerdì santo. Rito speciale alle 20 e poi partenza, in genere non prima delle 21-21.30. «Passeremo dalle mura e dall’esterno della cinta risaliremo fino a San Domenico». Un occhio anche ai residenti. «E’ una zona dove non daremo fastidio ad alcuno, tengo sempre al rispetto». E poi avanti con le lodi mattutine e soprattutto la Messa di mezzanotte.
Anzi la veglia, che parte alle 23. Senza più controlli sui numeri in Cattedrale o nelle parrocchie ma anche senza anticipare l’annuncio di Pasqua al pomeriggio. In Duomo come nelle chiese, «ho chiesto ai miei parroci che incontrino con calma i fedeli, le famiglie». Forse le acquasantiere, svuotate dopo il Covid, saranno ancora asciutte ma l’acqua santa continua, volendo, anche oltre Quaresima. Rompendo gli schemi, come la Madonna del Conforto in salsa tedesca.