"Gli è di nulla..". Toccano il cielo con un dito. È il cielo straordinario di Piero della Francesca e della Leggenda della Croce, un impasto di colori che la mano del maestro del Rinascimento nha saputo imprimere e il restauro record del Duemila ha salvato. Ora quel cielo è lì, a venti centimetri dai visitatori, sui ponteggi di una ripulitura diventata una scorciatoia verso la grande bellezza. Un fiume di visitatori, i turni sono esauriti a oltranza, anche negli orari più improbabili, da qui alla fine della festa, ormai imminente: dal 13 marzo stop ai turisti, via i ponteggi e poi gradualmente l’unica visita possibile rimarrà da terra. "Gli è di nulla": un toscano verga nel registro dei commenti l’esclamazione che restituisce il maestro del Borgo alla sua terra. Un brivido che percorre le pagine, sulle quali chi arriva racconta in poche parole quello che ha vissuto e visto. Ed è un caleidoscopio di emozioni, quasi sullo stile dei colori del cielo di Piero. "Grazie per questa emozione fortissima" scrive Daniela, pescando quasi a fatica le parole per quello che ha visto. "Siamo venuti da 1250 chilometri di distanza: ne valeva la pena". L’indice di gradimento sul registro è altissimo, nessuno dà spazio alle delusioni e alle critiche, come se tra quel cielo e i social dei veleni passasse un mondo.
"Una fascinazione sconfinata vedere gli affreschi all’altezza di Piero" dicono a due firme, Elisabetta e Gianni. "Grazie al pittore della non eloquenza". No, è il pittore dei silenzi e i visitatori lo sentono subito, fin dai passi incerti sulla scaletta che sale ripida ai tre piani della Leggenda. In punta di piedi, forse per non cadere, forse per evitare di far rumore, forse per prepararsi bene all’incontro con Piero e alla sua altezza. "Questo è il PDF che ci garba" riparte un altro toscano, che alla verve di questa terra unisce il pizzico di ironia che non disdice. I più scrivono grazie, grazie e basta, una di quelle parole che almeno tra le navate di San Francesco escono amplificate. "Niente èè all’altezza di Piero" si inserisce un altro visitatore, coniugando insieme le altezze dei ponteggi alla vertigine che regala il capolavoro dell’artista. Che buca perfino la curiosità dei bambini.
Martina non si limita a dire grazie, disegna il suo volto: una faccina lontana dalla barba di Salomone o dai veli della regina di Saba ma che colora il registro di una forza straordinaria, dalla capacità di attraversare come una freccia nel cuore le generazioni e il tempo. "Non ci sono parole per descrivere le sensazioni che si provano con questa visita" è il commento di un appassionato, interpretando il sentimento di quanti "scalano" i ponteggi. Lo stesso sentimento che qualcuno traduce proprio in un cuore lasciato sulle pagine di quel libro che raccoglie emozioni: i ponteggi avvicinano gli affreschi ai turisti ma insieme aiutano a dare del tu a Piero, che forse troppo spesso veniva dato per scontato, almeno ad Arezzo. A tratteggiare l’emozione, alternata a quella delle famiglie e dei bambini, ci sono anche i seminaristi dell’Istituto Teologico di Padova che richiamano un’immagine cristallizzata: Ratzinger allora "solo" cardinale arrivò in incognito a San Francesco, insieme al fratello, per farsi raccontare gli affreschi da padre Giulio Renzi, una vita per quei colori. "È la catechesi più straordinaria che abbia mai sentito" disse allora il futuro Papa Benedetto, bruciando nel tempo i commenti dei turisti di oggi. "Usciamo con gli occhi pieni di bellezza" scrive una ragazza, stordita dagli sguardi dei personaggi, per la prima volta intercettati ad altezza d’uomo.
"Ma chissà quando ci ricapiterà di vedere questa magnificenza da vicino". È il segnale che Costantino sta tornando al suo sogno, le damigelle ai loro sorrisi appannati. E la Leggenda al silenzio che la accompagna da secoli.