REDAZIONE AREZZO

"Minacciati e costretti a consegnare lo stipendio"

Avrebbe costretto i suoi dipendenti a restituirgli metà dello stipendio per tre anni, sotto la minaccia di licenziarli. E per...

Avrebbe costretto i suoi dipendenti a restituirgli metà dello stipendio per tre anni, sotto la minaccia di licenziarli. E per...

Avrebbe costretto i suoi dipendenti a restituirgli metà dello stipendio per tre anni, sotto la minaccia di licenziarli. E per...

Avrebbe costretto i suoi dipendenti a restituirgli metà dello stipendio per tre anni, sotto la minaccia di licenziarli. E per evitare sorprese prima di entrare al lavoro li privava del loro cellulare. Con questa’accusa un cinquantenne di origini bengalesi titolare di un’azienda di pulimentatura di metalli di Arezzo è stato rinviato a giudizio con altri due connazionali. Sono accusati di reiterati episodi di estorsione e violenza privata a danni dei propri lavoratori. Lavoratori, due su tre sono parte civile nel processo, che hanno raccontato agli investigatori di aver dovuto restituire metà dei lori stipendi per mesi, oltre ad aver dovuto svolgere ore di straordinari senza esser pagati. Oltretutto, stando sempre alla loro parola, sarebbero stati privati del loro cellulare ogni giorno di lavoro per evitare che documentassero lo sfruttamento in azienda. I fatti di cui si discute in aula sono compresi tra il 2028 e il 2021 quando l’azienda avrebbe continuato a lavorare anche nonostante i divieti imposti dalla pandemia. E infatti poi è arrivata da due lavoratori una segnalazione all’ispettorato del lavoro che ha fatto visita all’azienda. Così si è aperto il procedimento ad Arezzo: il titolare, che gestisce ancora l’azienda, è a processo, difeso dall’avvocato Andrea Santini, e si difende dall’accusa dicendo che tutto sarebbe stato costruito ad hoc dai lavoratori per ottenere vantaggi economici.

Luca Amodio