LUCA AMODIO
Cronaca

Quattro minorenni in balìa dell’alcol. Halloween, la chiusura in ospedale

Arezzo, la festa colpisce ancora: hanno meno di 17 anni, portati al pronto soccorso, le bottiglie alla Cadorna. L’esperto conferma: “Con il Covid si è rotto qualcosa, gli effetti si vedono ancora tra i ragazzi e tra le ragazze”

Sono quattro i ragazzini tra i 15 e i 17 anni che sono arrivati al San Donato dopo aver bevuto troppo alcol (foto di repertorio)

Sono quattro i ragazzini tra i 15 e i 17 anni che sono arrivati al San Donato dopo aver bevuto troppo alcol (foto di repertorio)

Arezzo, 3 novembre 2024 – Hanno deciso di bere (e di esagerare) e alla fine la notte di Halloween l’hanno trascorsa al pronto soccorso del San Donato. Sono tutti minorenni: tutti ragazzini tra i 15 e i 17 anni. Succede così ogni anno: la notte delle streghe diventa la notte dell’alcol, degli eccessi e degli accessi nell’hub dell’emergenza. “Queste feste sono eventi visti dai giovani come un momento in cui devono raggiungere certi obiettivi, come se dovessero essere subito all’altezza di qualcosa”, spiega il dottor Marco Becattini, direttore de Serd. Il motivo? “È il Covid, o meglio più che la spiegazione è il catalizzatore”. Ma andiamo per ordine.

Giovedi sera. Il giorno dopo è ponte e si torna a scuola il lunedì. È la notte di Halloween: si vuol far tardi la sera, stappare qualche birra e bere qualche drink. C’è chi dalle prime ore di buio è ben attrezzato già al parcheggio Cadorna che i giorni del fine settimana diventa un open bar con schiere di ragazzini seduti sul muretto, ognuno con la sua “boccia” di alcol. Difficile pensare che tutti abbiano spento le diciotto candeline che sarebbero necessarie per comprare qualcosa di alcolico da bere. Ma quello del Cadorna è solo uno dei tasselli del mosaico del bere selvaggio in città.

Alla fine l’epilogo è arrivato anche a questo giro. Quattro giovani, giovanissimi anzi, tutti minorenni finiti al pronto soccorso. Avevano bevuto troppo alcol e nel gergo burocratese sanitario il loro accesso viene catalogato come “intossicazione alcolica“. Tradotto, eranoi ubriachi. Per loro è stato necessario il ricovero, la successiva idratazione in reparto, finchè le loro condizioni non sono migliorate. Qualcuno di loro è rimasto anche in osservazione e poi è tornato a casa. Tutti i genitori sono stati informati di quanto è successo. Anche perchè i giovani hanno tra i 15 e i 17 anni e il che significa che non potevano comprare alcol: o meglio, nessuno poteva venderlo loro. “Si tratta di un fenomeno in crescita che sta vivendo una generalizzazione nei millenials, sia tra i maschi che le femmine”, ci spiega il dottor Beccattini. Certo, gli eccessi ci sono sempre stati ma da tre anni a questa parte tutte le ricerche hanno evidenziato un boom. Ed è facile ricollegare l’incremento alla pandemia: “Quello che è accaduto con l’emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni importanti soprattutto per i ragazzi che si trovavano ad affrontare il passaggio dalle medie alle superiori e dalle superiori alle università, anche perché si sono interrotte tutte le attività di socializzazione e il confronto con i loro gruppi di pari”. E poi: “C’è stato un passaggio alla virtualizzazione dei contatti e ormai indietro non si torna - conclude Becattini - queste feste sono viste dai ragazzi come momenti in cui si devono raggiungere certi obiettivi, come se si dovesse essere subito all’altezza, ecco allora l’ansia e l’alcol come strumento per combatterla”.