
I genitori del piccolo dimenticato sullo scuolabus
Arezzo, 14 febbraio 2019 - Dorme sul divano della casa degli zii, biberon in mano, i lunghi riccioli biondi che spuntano dalla copertina. Lo coccolano con lo sguardo la mamma Arbreshe, casalinga di 26 anni, e il papà Dul Berisha muratore di 32. Sta bene il bimbo di tre anni abbandonato per ben sei ore da solo in uno scuolabus delle Autolinee Toscane parcheggiato nel deposito di Ponte alle Forche a San Giovanni senza che ci si accorgesse di lui.
Non sa di essere il protagonista di un episodio di cui tutti parlano non solo in Valdarno e che lascia sgomenti. I genitori, che hanno un altro figlio di 6 anni, lo accarezzano quasi volessero scacciare i fantasmi di una giornata terribile. Lui, in lacrime, dimenticato e «prigioniero» della cintura di sicurezza del seggiolino. La coppia vive in Oltrarno e al momento è ospite di parenti che cercano di aiutarli a superare il trauma di quanto accaduto martedì mattina.
E’ la zia a tradurre lo sfogo della madre albanese che non parla bene l’italiano. «L’ho portato al bus alle 8.20 – racconta - visto che la materna del quartiere è chiusa per ristrutturazione e i bambini sono ospitati all’asilo Rosai Caiani. E’ salito a bordo con la responsabile che lo ha accompagnato al suo posto. Come sempre alle 13.40 sono tornata alla fermata, ma stranamente il pulmino non è passato.
Ho aspettato per un paio di minuti, poi ho telefonato alla scuola, ma non rispondeva nessuno e così ho deciso di andarci di persona. Quando sono arrivata le maestre mi hanno detto che mio figlio risultava assente». La voce è rotta dal pianto, quello di una giovane donna che ha temuto il peggio.
«La paura più grande è che l’avessero rapito, avevo paura che non l’avrei più rivisto. Ho urlato che su quello scuolabus il mio bambino era salito e allora la custode ha chiamato la compagnia di trasporti che ha avviato le ricerche fino a trovarlo nella rimessa. Stava piangendo e lo hanno riaccompagnato all’asilo dove ad attenderlo c’erano i carabinieri e un’ambulanza. Era sotto shock e appena è sceso mi guardava come se non mi conoscesse, non parlava e non voleva abbracciarmi. Tremava per il freddo, la tutina era completamente bagnata. Si era fatto la pipì addosso e gli occhi erano gonfi e rossi per le lacrime. Non posso pensare cosa abbia provato. Stanotte non ha mai chiuso occhio».
Quindi la corsa verso il pronto soccorso della Gruccia dove il piccino è stato visitato dai medici: «Aveva la pressione alta – prosegue la mamma – ma non ha riportato conseguenze particolari anche se dovrà sottoporsi a una visita neuropsichiatrica. Siamo rimasti in ospedale fino alle 21.40 e qui ci ha raggiunti mio marito che lavora a Sesto Fiorentino».
Durissimo il commento finale: «Poteva succedere una tragedia. Com’è stato possibile che i due adulti presenti non si siano accorti di nulla? Un bimbo non è un bagaglio né un pacco!» E non li consola neanche la telefonata di scuse dell’azienda che cura il servizio di trasporto scolastico. Ora si rivolgeranno a un legale perchè vogliono giustizia. «Quei due – concludono – non meritano di svolgere quel compito».