LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Moda, un’azienda in panne. Il suo capannone è a rischio. Panno: nuova emergenza

Vertice dal prefetto per la Hsg: le commesse ci sono e abbondati, lo spazio trema. Cgil in campo: "La proprietà dica cosa vuole fare dello stabilimento". Il tessuto dei big al bivio: si riapre il tavolo regionale per provare a salvarlo.

Alcuni dei quattordici lavoratori della Hsg di Castel San Niccolò

Alcuni dei quattordici lavoratori della Hsg di Castel San Niccolò

Quattordici maestri dell’ago e del filo cuciono alta moda nel capannone dove, ora, il futuro è appeso a un filo. Non quello dell’ordito, ma il filo dell’incertezza e, da qualche giorno, pure della paura. Perchè nonostante l’azienda navighi col vento in poppa, c’è il rischio di un naufragio. Che se accadesse, in una vallata complessa e fragile come il Casentino, avrebbe l’effetto di uno tsunani. Se in provincia la crisi della moda mette alla prova resistenza decine di aziende, tra Castel San Niccolò e Soci il quadro non è a colori. Il Panno Casentino e una ventina di dipendenti non vedono l’orizzonte e tengono duro nella morsa di una fase davvero dura con gli ordini crollati a picco per l’altalena dei mercati internazionali.

Solo due anni fa, il cappotto di lana col ricciolo era il must dei clienti internazionali e la fabbrica di Soci sfornava pezze color becco d’oca perfino per la Casa reale: il cappotto di Re Carlo. Ora il mondo si è rovesciato e nello stabilimento le macchine non girano alla stessa velocità. Tra una settimana, sarà aperto il tavolo di confronto con a capotavola la Regione che segue da vicino la crisi del settore che da Arezzo investe Firenze, Prato e tutto il comprensorio di Pisa. Valerio Fabiani, delegato del governatore Giani per le grandi vertenze, affronterà di nuovo il nodo insieme ai sindacati (Cgil in testa), le istituzioni e gli imprenditori pratesi che un anno fa salvarono la produzione rilevando lo stabilimento. Ma intanto c’è il caso Hsg a tenere banco. Ieri in prefettura l’ennesimo tavolo voluto dal prefetto Clemente Di Nuzzo impegnato in una faticosa opera di mediazione per individuare una vita d’uscita e superare la situazione di stallo che va avanti da diverse settimane.

Da quando La Toro Wood Invest Hdp che ha sede a Pratovecchio Stia si è aggiudicata il bando per acquisire lo stabilimento di Castel San Niccolò. Alla svolta imprenditoriale non è seguita la comunicazione da parte del nuovo proprietario su quale sarà il destino della produzione e sopratutto dei lavoratori, lamentano i sindacati. La Toro Wood è specializzata nella commercializzazione di combustibili, solidi, liquidi e gassosi. Un altro mondo rispetto all’alta moda. Alessandro Tracchi, leader provinciale della Cgil e Alessandro Mugnai della Filctem spiegano: "Il nuovo proprietario non si è ancora presentato. Non è un bel biglietto da visita. E ricordiamo che due mesi fa, esattamente il 28 dicembre, non ha acquistato soltanto uno stabile ma anche un ramo d’impresa florido dove trovano impiego quattordici maestri artigiani di grande valore".

Nel frattempo si lavora a un piano B che potrebbe chiamare in causa il ruolo dei Comuni nell’individuazione di un capannone "alternativo" nel quale trasferire la produzione per non perdere clienti e ordini e salvaguardare i posti di lavoro. Un tentativo tutto da costruire. In prefettura erano presenti i sindaci di Castel San Niccolò, Castel Focognano, Chitignano e Talla ed esponenti del Comune di Subbiano. "Devo dire che c’è la disponibilità del Comune di Subbiano, a valutare una sorta di censimento dei capannoni potenzialmente adatti al trasferimento della produzione". Ieri Tracchi e Mugnai hanno riferito l’esito della riunione ai quattordici lavoratori "che temono ripercussioni sul loro futuro e sulle potenzialità di un’azienda che ha molti ordini". Ma ieri è stato anche il giorno delle decisioni, quelle a breve termine: "Chiederemo un incontro urgente alla nuova proprietà che deve dirci che intenzioni ha sullo stabilimento", spiega Mugnai che annuncia "una lunga battaglia per difendere un’azienda che va bene e chi ci lavora". Quasi un’anomalia in un quadro provinciale attraversato dalla crisi della moda.