
"Faccio il comico perché sono un disperato". Giorgio Montanini da Fermo si diverte a raccontare così la vita dell’attore. Uno sfizio irresistibile e che di sicuro si toglierà anche a Castiglion Fiorentino, quando domani sera sarà il protagonista in piazza. Sotto braccio la "pizza" dei Predatori, il film che avrebbe dovuto lanciare insieme al suo regista Pietro Castellitto. Regista e amico. "Quando mi ha chiamato non potevo dirgli di no". E di sicuro Giorgio Montanini da Fermo non è di quelli che sgomita per farsi largo. "Se mi chiamano vado, se non mi chiamano non mi propongo" racconta sempre, in un’interpretazione tutta sua di un mondo che a tratti somiglia ad una piccola giungla. E sul quale ha un giudizio severo.
"Siamo ingranaggi del cinema, se hai un’idea troppo alta di te stesso meglio che non ci entri". Il debutto a teatro dopo gli studi da perito chimico e poi di scienze della comunicazione, qualche parte televisiva, la collaborazione con il rapper Willie Pejote (tra l’altro ospite ad Arezzo del Mengo). Un carattere di quelli che non si piegano e che per questo lo ha portato a qualche rotta di collisione. Nel film è come se recitasse se stesso, come nei monologhi che porta con successo in tutta Italia. "Ma alzarsi la mattina alle 5.30 e lavorare fino alle 20: scherziamo?".
Sì, scherza volentieri: e porterà la sua carica senza filtri nell’atmosfera giusta, raccontando i dietro le quinte di uno dei film italiani più riusciti degli ultimi anni.
E alla ribalta del Cassero salirà anche Giorgio Colangeli: la sua serata è domenica, al gran finale dell’evento. Una carriera che dalle scuole di recitazione a oggi lo ha visto a fianco di tutti i principali attori italiani: al cinema debuttando con Marco Tullio Giordana ma poi costruendosi un suo percorso che lo ha reso popolarissimo anche sul piccolo schermo. Un esempio? La saga della famiglia Ferraro in "Tutto può succedere", una delle fiction di successo di mamma Rai. Lui capostipite ma con la verve del giovane e al suo fianco volti che da lì hanno trovato lo slancio per farsi strada: da Matilda De Angelis a Benedetta Porcaroli, due delle attrici emergenti del cinema italiano.
Tre David di Donatello, nastri d’argento, porta a Castiglion Fiorentino la sua storia e un film come "Lontano lontano". E’ una delle perle di Gianni De Gregorio, tra i pochi registi ad aver costruito un cinema che accende i riflettori sugli anziani, raccontandoli dalla loro prospettiva. Ricordate "Il pranzo di Ferragosto"? E’ lo stesso filone di "Lontano lontano". Tre settantenni romani, accomunati dalle spine della vita di tutti i giorni e che provano a lasciarsele alle spalle costruendosi altrove una nuova vita. Provano, perché la saggezza dell’età li spingerà su altre spiagge. E’ uno dei film caduti nel periodo nero della pandemia e che quindi non tanti hanno visto sul grande schermo: ed è anche l’ultimo girato da Ennio Fantastichini. Cosa meglio del festival per recuperarlo, anche attraverso il racconto di uno dei suoi protagonisti?
Alpi