REDAZIONE AREZZO

Morti per un tumore raro. La Direzione salute dei vigili apre un’indagine sui tre casi

La struttura centrale del Corpo ha chiesto anche aiuto alle università per stabilire l’eventuale nesso tra le sostanze Pfas e il glioblastoma.

La struttura centrale del Corpo ha chiesto anche aiuto alle università per stabilire l’eventuale nesso tra le sostanze Pfas e il glioblastoma.

La struttura centrale del Corpo ha chiesto anche aiuto alle università per stabilire l’eventuale nesso tra le sostanze Pfas e il glioblastoma.

Il tema dell’esposizione alle sostanze Pfas e la possibile correlazione con un tumore raro del cervello, il glioblastoma di quarto grado, che ha colpito in pochi mesi tre pompieri in servizio ad Arezzo è al centro di un’indagine interna della direzione centrale della salute dei vigili del fuoco guidata da Gaetano Vallefuoco. Le morti sospette non si sarebbero registrate soltanto ad Arezzo ma anche in Emilia-Romagna, per questo sono state coinvolte anche le università delle due regioni per avere un riscontro sugli effetti delle sostanze perfluoroalchiliche, abbreviate in Pfas, che sarebbero presenti anche nei dispositivi di protezione individuale in dotazione ai vigili del fuoco.

La direzione centrale della salute del Corpo nazionale si occupa infatti della ricognizione e del monitoraggio delle malattie connesse con l’attività svolta dal personale e lo studio dei protocolli di salvaguardia delle condizioni di salute, oltre alla promozione delle politiche di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

I tre pompieri di Arezzo Antonio Ralli, Maurizio Ponti e Mario Marraghini morirono per lo stesso raro tumore - un glioblastoma di quarto grado - nel giro di 14 mesi, dopo essere andati in pensione, e ora i familiari hanno attivato la procedura per riconoscere che la causa di servizio alla base di quei decessi. La vicenda ha preso le mosse dalla volontà dei familiari di approfondire quelli che a loro non sembravano semplici coincidenze. La patologia colpisce il cervello per una statistica di 3-4 persone ogni 100mila all’anno e i tre vigili del fuoco hanno lavorato insieme per molto tempo nella caserma di via degli Accolti di Arezzo dove operano circa 200 pompieri. L’iter aperto dai familiari permette ai dipendenti pubblici di far riconoscere ufficialmente come causa del decesso una malattia legata al lavoro svolto. I familiari non chiedono denaro allo Stato ma "l’inizio di una indagine epidemiologica che - ci ha detto ieri Alessio Marraghini, figlio di una delle vittime - potrebbe fare luce su una realtà finora poco esplorata, ma che potrebbe salvare la vita di molti altri lavoratori".

Federico D’Ascoli