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La ruspa con cui Gezim Dodoli stava distruggendo casa a Mugnai prima che venisse ucciso nel gennaio del 2023
Arezzo, 10 ottobre 2024 – “Non può essere invocata da Mugnai la legittima difesa perchè ha accettato la sfida lanciata dal proprio aggressore, innescando una sorta di duello, e comunque avendo reagito in maniera non proporzionata alla situazione di pericolo”.
Una “sfida”. Un “duello”. Altro che legittima difesa. Il delitto di San Polo è una situazione da omicidio volontario e da questa ipotesi di reato deve ripartire tutto. Da zero. È questa l’interpretazione che dà il giudice per le indagini preliminari Claudio Lara dei fatti del gennaio 2023: la sera dell’Epifania Sandro Mugnai uccise a colpi di fucile Gezim Dodoli che gli stava distruggendo casa con una ruspa.
Nell’udienza di ieri gli atti sono tornati nelle mani dealla Pm Laura Taddei per riformulare l’accusa. Niente sentenza, anzi: un po’ come nel gioco dell’oca adesso si torna indietro, anche se ci si trovava davanti (almeno teoricamente) l’epilogo della vicenda. Assoluzione o condanna (l’accusa aveva chiesto 2 anni e 8 ): erano queste le ipotesi che un po’ tutti contemplavano prima che la porta dell’aula del tribunale di Arezzo si aprissero.
E invec e la sorpresa, firmata dal Gup Claudio Lara. Un’ordinanza - non una sentenza, sottolineiamo - di 18 pagine in cui il giudice ripercorre i fatti: le deposizioni dei familiari, la chiamata al 112, le indagini, gli approfondimenti dei Ris, le perizie di parte e le ricostruzioni degli avvocati dell’imputato e di parte civile. Poi la sua decisione. “Mancano i presupposti per ritenere la legittima difesa per la mancanza di un pericolo imminente di vita e della proporzione”, scrive Lara. Nella ricostruzione del giudice, i colpi di fucile sono partiti prima dell’attacco alla dimora in una fase “completamente sottaciuta dall’imputato e dai suoi familiari”. “È evidente che ci sia stata una sequenza di colpi esplosi quando ancora non è stato chiamato il 112 mentre il mezzo era impegnato nel danneggiamento dei veicolo”.
Per questo, sostiene il Gup, “l’imputato avrebbe potuto ricorrere ad una reazione meno pericolosa e proporzionato”. Ovvero? “A fronte di un (insensato) atto vandalico rivolto al danneggiamento delle autovetture egli avrebbe potuto intimare l’allontanamento, sparare alle gomme, contro la carrozzeria o in aria, essendo egli un cacciatore esperto”. “Mugnai - si legge nell’ordinanza - ha fatto uso di un arma micidiale sparando in punti vitali mentre il suo aggressore stava compiendo un danneggiamento senza minacciare l’incolumità delle persone”.
E poi c’è la seconda fase quando la ruspa attacca la casa di Mugnai. Ma anche qui il giudice esprime le sue perplessità. “Non si configura nessun caso di legittima difesa”, scrive Lara. “Mugnai nonostante l’azione dell’escavatore fosse in una fase di stasi ha esploso tre ulteriori colpi nei confronti del bersaglio che non era più in condizioni di aggredire”. Così è morto Gezim Dodoli. E ad ora il suo decesso è l’unica certezza nel delitto di San Polo che aspetta un nuovo inizio.
Luca Amodio