Mugnai parla alla Rai: "Sto vivendo un incubo mi sono solo difeso". Lo choc dopo le accuse

Intercettato dai microfoni della tv di Stato Rai l’artigiano ha detto la sua. La notte dell’Epifania del gennaio 2023 ha sparato al suo vicino di casa. Gli scenari del processo dopo la mossa del giudice sull’accusa di omicidio. .

Mugnai parla alla Rai: "Sto vivendo un incubo mi sono solo difeso". Lo choc dopo le accuse

LA casa di San polo dove Mugnai uccise il suo vicino di casa

"Sto vivendo un incubo. Io mi sono solo difeso: ho difeso me e la mia famiglia". Sandro Mugnai non vuole parlare ma qualche parole davanti ai microfoni Rai l’ha confessata. Poche, pochissime. Non ha mai voluto esporsi e non lo fa tanto meno in questi giorni: all’indomani dell’ordinanza del gup di Arezzo che - in sostanza - ha chiesto alla Pm di fare un nuovo processo. E stavolta l’artigiano rischia l’accusa di omicidio volontario. La notte dell’Epifania ha ucciso il vicino di casa che gli stava distruggendo casa con un’escavatore. Quella notte è morto Gezim Dodoli, che Mugnai conosceva come Gimmy. E da qui è partita la cronaca dentro le aule dei tribunali.

Intanto il caso, che ha sempre attirato i riflettori, anche nazionali per la sua unicità, continua ad attirare attenzione, con la nuova traferta dei microfoni della Rai sotto l’alpe di Poti per parlare con il 54enne che però ha ben poca voglia di farlo anche se ribadisce il suo stato d’animo. "Sto vivendo un incubo". Poche parole ma convinte quelle strappate "Mi sono solo difeso, non avrei potuto fare altro". Una questione di legittima difesa che - si sà - attira lo sguardo anche della politica. Alla fine è un aspetto che riguarda la sicurezza, di sè stessi e della proprietà privata, al centro del dibattito politico. Ieri il segretario locale della Lega aretina, Gianfranco Vecchi, ha detto la sua: "Ciò che ha spinto Mugnai a sparare è il legittimo senso di difesa che un uomo ha verso la sua famiglia di fronte a qualcuno che con una ruspa gli sta letteralmente distruggendo casa avanzando tra le auto".

In aula si è discusso sui fatti: su quel che è accaduto quella notte, la vigilia della befana. Ma la trama è laboriosa quanto controversia tra perizie che si smentiscono a vicenda. Mugnai ha sempre detto di aver iniziato a sparare quando si trovava in casa e quando il mezzo a iniziato a colpire la sua dimora. E invece i legali di parte civile dicono di no: le fucilate sono partite prima, mentre Dodoli stava distruggendo le macchine nel cortile. Anche il gup del tribunale di Arezzo è d’accordo tant’è che nell’ordinanza con cui restituisce gli atti alla Pm ha scritto: "È evidente che ci sia stata una sequenza di colpi esplosi quando ancora non era stato chiamato il 112 mentre il mezzo era impegnato nel danneggiamento del veicolo".

La difesa di Mugnai non condivide. "È stata legittima difesa, non avrebbe avuto altro modo per dfendersi, l’unica via di uscita era bloccata: impossibile uscire", spiegano gli avvocati Marzia Lelli e Piero Melani Graverini. E anche sulla cronologia dei fatti la perizia della difesa dà un’altra versione.

Fatto sta che il giudice per l’udienza preleminare Claudio Lara non ha sposato la tesi della difesa ma nemmeno dell’accusa rappresentata dalla Pm Laura Taddei che aveva chiesto la condanna a due anni e otto mesi per eccesso colposo di legittima difesa. Niente affatto: per Lara i fatti, per così come sono stati riscotruiti dai Ris insieme ai periti di parte, impongono di essere affrontati in un nuovo procedimento. Con un nuovo capo di imputazione: omicidio volontrio.

LuAm