Arezzo, 11 maggio 2021 - Il giudice gli ha revocato la misura cautelare dell’interdizione dalle cariche sociali. E’ il risultato dell’interrogatorio di garanzia cui si è sottoposto il commercialista calabrese, ma da anni trasferitosi a Cortona, Antonio Gedeone, la cui posizione si fa adesso un po’ più leggera, anche se resta indagato, insieme al fratello Umberto, per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa che il professionista respinge pur ammettendo un rapporto di lungo periodo con la famiglia Bagalà, la cosca al centro dell’inchiesta della Dda calabrese, firmata anche dal procuratore capo Nicola Gratteri, che aveva portato ai provvedimenti eseguiti la scorsa settimana dai carabinieri, nel caso specifico quelli di Cortona. Gedeone, assistito dall’avvocato Osvaldo Fratini, che difende anche il fratello, si è sottopoposto alle domande del Gip distrettuale di Catanzaro, Paola Ciriaco, nella forma un po’ anomala di questi tempi di Covid.
Da remoto, cioè, collegato on line con la Calabria. Ed ha chiarito subito quanto gli è servito per ottenere la revoca: che lui cioè non era più amministratore delle società Calabria Turismo e Sole dal dicembre 2019, da quanto entrambe le sigle erano stato raggiunte da un’interdittiva antimafia che lo aveva indotto a dimettersi. Con una Pec che è stata registrata in ritardo dalla Camera di commercio di Catanzaro, col risultato che quando gli uomini della Dda sono andati a effettuare la visura camerale hanno trovato come amministratore qualcuno che non lo era più.
Viene meno così l’attualità della misura cautelare: ha poco senso interdire la carica sociale a uno che non la occupa più. Per questo Fratini ha chiesto e ottenuto la revoca del provvedimento, che però non libera il suo cliente dal sospetto, e dunque dall’indagine, di essere contiguo al clan Bagalà e di esserne stato, come il fratello, detentore almeno in passato di una parte delle quote di Calabria Turismo, un prestanome, secondo l’accusa mossa dalla procura antimafia.
Certo, la posizione dei due Gedeone si fa un po’ più defilata rispetto al cuore dell’inchiesta, che ha portato a numerosi arresti fra i membri del clan Bagalà, nel mirino come gestore degli affari sporchi lungo un tratto della costa tirrenica catanzarese che va da Falerna a Nocera Terinese.
Il commercialista dice di aver conosciuto uno dei Bagalà all’epoca in cui era direttore di un albergo calabrese e lo aveva come dipendente, prima di trasferirsi in Toscana una decina di anni fa. I fratelli erano venuti alla ribalta della cronaca già nel 2018, quando era scoppiata la grana dell’appalto delle mense cortonesi a un raggruppamento di aziende, la Scarm, della quale faceva parte anche la Servizi Re di Umberto Gedeone, azienda alimentare cortonese colpita da un’interdittiva antimafia della procura di Arezzo.
Ne erano nate violente polemiche, che avevano indotto il commercialista a dimettersi dall’incarico di presidente dei revisori dei conti di Cortona Sviluppo, la principale partecipata del Comune, quella che organizza anche Cortonantiquaria. Umberto, invece, aveva fatto ricordo al Tar contro la misura della prefettura, vincendo la fase cautelare, ma poi perdendo davanti al consiglio di stato, secondo il quale per un’interdizione antimafia non occorrono prove, è sufficiente il sospetto.
I Gedeone devono rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa, il che significa che non sono accusati di essere affiliati a una cosca di Ndrangheta ma di aver agevolato da giori gli affari di una ndrina