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Cronaca

Negozi dell’intimo sbarrati Senza stipendio da mesi

L’odissea delle 33 dipendenti dei negozi Intimissimi, Calzedonia e Tezenis. Il gestore chiede la cassa integrazione, la pratica non va avanti: allarme Cgil

di Angela Baldi

AREZZO

Avevano sperato negli ammortizzatori sociali, ma di fatto sono ancora senza stipendio le 33 dipendenti dei punti vendita Intimissimi, Intimissimi Uomo, Calzedonia e Tezenis nel Corso e al centro commerciale dell’ex Ipercoop. I negozi di intimo e abbigliamento mare sono chiusi da mesi, le dipendenti sono quasi tutte donne. La situazione pareva destinata a sbloccarsi grazie alla richiesta di cassa integrazione, ma i tempi si sono allungati per alcuni cavilli burocratici relativi al cambio di società.

All’orizzonte resta la procedura fallimentare verso cui i negozi dei tre brand si avviano a grandi passi. Un meccanismo che tira in ballo anche la casa madre, che sarebbe interessata a rilevare le attività mantenendo i punti vendita in città, e fa sperare in un futuro per i dipendenti. Ma i negozi rischiano di restare nell’incertezza ancora a lungo. Sullo sfondo un cambio di proprietà in favore del Gruppo Calzedonia, la grande Spa italiana con sede a Verona che detiene, tra gli altri, anche il brand Signorvino, ma non prima dei tempi tecnici del tribunale per decretare il fallimento e nominare un curatore.

"La società aretina che attualmente gestisce i negozi in franchising – dice Marco Pesci Cgil Filcams – ha presentato richiesta per gli ammortizzatori, ma ha anche incorporato in un’unica società titolare dei tre brand i rami dell’azienda. Una mossa che ha complicato le cose, perché l’Inps riconosceva invece le tre società distinte e ha respinto la domanda. Questo allunga l’odissea delle dipendenti che anche a giugno non hanno riscosso nemmeno gli ammortizzatori. Niente andrà perso, la domanda sarà ripresentata e tutto finirà nel fallimento, ma di fatto bollette e spese delle famiglie non aspettano".

L’estate poi rallenta i tempi della burocrazia. "Solo una volta dichiarato il fallimento si potrà lavorare sulla procedura – dice Pesci – il giudice deve nominare un curatore, e i tempi sono quelli tecnici del tribunale. Da settembre riprenderemo i contatti con l’attuale gestione, poi col curatore fallimentare e solo allora si potrà dialogare con la casa madre, che si era esposta manifestando la sua intenzione di rilevare tutti i negozi. Ci aspettavamo un minimo di attenzione in più per i dipendenti da parte della gestione". Obiettivo di sindacati, tribunale e lavoratrici, rimettere in moto la macchina prima possibile e far recuperare mensilità arretrate e tfr.

Solo dopo si potrà guardare al futuro. La speranza è di far presto e di riaccendere le vetrine per non perdere anche la partita di Natale. La situazione si è complicata da inizio febbraio, quando sono scattati i sequestri della Finanza ordinati dalla Procura, aveva aperto un’inchiesta per omesso versamento dell’Iva e delle ritenute fiscali. All’origine un accertamento dell’Agenzia delle Entrate su 2016 e 2017. I finanzieri hanno sequestrato 300mila euro nei conti correnti e 400mila in immobili riconducibili alle società controllanti i negozi (i cui marchi sono in licenza, il gruppo Calzedonia nulla c’entra con l’inchiesta).