Arezzo, 21 maggio 2016 - Martedì riprenderà il nostro viaggio tra le foto storicie di Arezzo con un'altra splendida e rarissima immagine: la visita di Mussolinin in Valdarno
Forse sono le due immagini opposte di Arezzo che, come il resto d’Italia, si avviava verso la follia di un’altra guerra. Da un lato la foto in regalo oggi con La Nazione: Giovani Italiane (una delle organizzazioni femminili del Regime, riservata alle ragazze) in sella alla bicicletta in piazza Guido Monaco, splendenti di gioventù e speranzose in un futuro migliore. Dall’altro la foto 1 di questa pagina: Messer Perlini, il maestro di campo della Giostra che nel Giardino di Boboli saluta i due dittatori, Mussolini e Hitler in visita a Firenze.
Siamo nel 1938, lo stesso anno dello scatto di piazza Guido Monaco, si avvia a saldatura l’alleanza fra l’Italia fascista e la Germania nazista che trascinerà anche il nostro paese nel gorgo del secondo conflitto mondiale. Arezzo è al culmine della fase totalitaria del Ventennio. La politica, quella fascista, si insinua in ogni aspetto della vita e della società civile, gli italiani, e gli aretini, ormai viaggiano in divisa, quasi a simboleggiare plasticamente la penetrazione del fascismo nelle pieghe più recondite dell’esistenza quotidiana.
Lo vediamo ad esempio nella foto 2, che riprende ancora un gruppo di Giovani Italiane nel pieno degli anni ’30, anche se stavolta sono studentesse delle Magistrali, future insegnanti che dovranno trasmettere alle nuove generazioni il verbo del Duce e del Regime.
Ma da questo punto di vista è molto significativa anche la foto 3: una parata, una delle grandi parate di cui il fascismo amava ammantarsi, in via Guido Monaco. La folla assiste con partecipazione, l’entusiasmo di molti, per quanto indotto, è genuino. Verrà progressivamente meno man mano che il paese si avventura verso la guerra e poi via via che arrivano le prime sconfitte.
La guerra parallela di Mussolini è un fallimento, il consenso crolla fra il 1941 e il 1942, fino alla catastrofe del 1943. Dire che nel 1935, ai tempi della guerra d’Etiopia, popolarissima, il sostegno verso il Regime aveva toccato punte molto alte. Anche gli aretini avevano donato le fedi, anche gli aretini avevano partecipato alle manifestazioni pubbliche contro le «inique sanzioni» imposte dalla Società della Nazione.
Nella foto 4 la protesta contro l’embargo degli operai della Sacfem, che pure era stato duro inquadrare nel consenso al fascismo.
Ma resistono degli spazi di vita privata non inquinati dalla politica totalitaria: nella foto 5 mamme con i figli al Prato (1936),
nella foto 6 una bottega di frittelle in un quartiere popolare del centro,
nella foto 7 la classica Fiera del Mestolo nel cuore degli anni ’30. Un popolo riluttante alla guerra che l’attendeva.
Salvatore Mannino
di Salvatore Mannino