LUCA AMODIO
Cronaca

"Noi davanti all’apocalisse". Il racconto dei soccorritori in A1. Tutti pronti ai caselli, arrivi record

La soddisfazione della Asl per la mobilitazione di emergenza: "Una prova senza precedenti". Acqua distribuita alle auto, interventi scattati in tempo reale. "Poteva essere una vera strage".

"Noi davanti all’apocalisse". Il racconto dei soccorritori in A1. Tutti pronti ai caselli, arrivi record

Luca Pancioni, coordinatore maxi emergenze, Simone Nocentini, direttore 118, Barbara Innocenti, direttrice San Donato, infermiera Maria Miniati, medico Sara Francini, medico Ilya Agishev con Samuele Pacchi, coordinatore infermieri 118

"Poteva essere una strage". È il verdetto unanime dei sanitari il giorno dopo il disastro in A1: un pullman pieno di turisti cinesi in vacanza trafitto da un guardrail che ha ammazzato una persona e ne ha mandate all’ospedale altre venticinque. Una dinamica da film dell’orrore che è sfociata in tragedia ma che poteva provocare ancor più vittime. "Caos, uno scenario difficile, impattante psicologicamente ed emotivamente", ci racconta Leonardo Vagli, infermiere del 118, tra i primi soccorritori che ieri pomeriggio sono arrivati sulla strada della morte che già nella mattinata di domenica, qualche chilometro più a sud, aveva già mietuto una prima vittima. Una donna ucraina di 58 anni, da tempo viveva ad Arezzo. "Arrivati ci siamo messi subito al lavoro: non è stato facile, non parlavamo la stessa lingua, abbiamo improvvisato tutti con l’inglese ma alla fine la comunicazione è stata intuitiva", prosegue.

Ed è così che nella serata di domenica pomeriggio l’Autosole, all’altezza di Badia Al Pino, è stata ricoperta da ambulanze su ambulanze che sono arrivate sul posto a sirene spiegate. "Una mobilitazione di 14 mezzi dell’emergenza urgenza, oltre all’elisoccorso Pegaso della regione Toscana, arrivato insieme ad altri due elicotteri dei vigili del fuoco di Bologna, più la polizia stradale", spiega Simone Nocentini, direttore del 118 dell’ospedale San donato. Tanti gli attori in campo il cui mantra era chiaro fin dall’inizio: "gioco di squadra". E per l’appunto la macchina dei soccorsi ha funzionato come un’orchestra anche perché: "Ci siamo fatti trovare pronti: avevamo predisposto un piano per le maxi emergenze con adeguamenti ad hoc per le giornate di esodo da bollino rosso. I mezzi erano già ai caselli pronti a partire, Autosrade ci ha aiutato a distribuire acqua tra chi era rimasto in coda, onde prevenire altri problemi come malori, visto il caldo intenso". Le parole di Luca Pancioni, disaster manager del San Donato che già in occasione della fuga di gas in parrocchia a gennaio scorso, a Pergo, aveva mostrato l’efficacia e l’efficienza del protocollo. Parole all’unisono con quelle di Nocentini con cui c’è stato un lavoro vis a vis: "Rapidità ma precisione, tutto si è attivato in pochi minuti, non potevamo fare errori".

Dopo l’allerta il San Donato il era pronto. "Ricevuto l’allarme, gli specialisti e il personale erano ai posti di partenza - spiega Barbara Innocenti, direttrice dell’ospedale di Arezzo - i dieci pazienti arrivati non erano in condizioni preoccupanti: 8 di loro erano già stati dimessi domenica mentre altri 2 sono rimasti una notte in precauzione". Si tratta di tutti quarantenni e cinquantenni ma tra di loro c’erano anche tre minori, tra i 12 e i 15 anni. "Contusioni e ferite per loro, una è stata tenuta in osservazione in pediatria ma è stata dimessa senza alcun problema residuo".

"Alcuni dei pazienti avevano delle contusioni più serie ma abbiamo subito escluso il peggio con degli esami radiologici che avevamo messo in conto già da quando ci avevano avvisato. Quelle situazioni “dubbie“ sono rimaste per scrupolo da noi, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio", commenta Ilya Agishev, medico del pronto soccorso, ieri in “trincea“ insieme a tutti quei colleghi che dagli altri reparti erano stati allertati in vista dell’arrivo dei feriti.