
di Lucia Bigozzi
La vita sottosopra, all’improvviso. Marito e moglie per oltre un mese prigionieri del Covid. Positivi e dunque contagiosi, chiusi in casa alle prese con un nemico invisibile e potente. Manuela e Paolo, insieme anche nei momenti più duri. Vivono a Castiglion Fiorentino, lei è insegnante e lui impiegato in un ente pubblico con la passione per l’orto e i fornelli. E’ il tampone a rovesciare la normalità, i giorni pieni di interessi e cose da fare. E’ la parola "positivo" a creare il vuoto sotto i piedi e a fare paura. Paolo ha febbre e dolori; è appena rientrato a casa dall’ospedale dove si è sottoposto a un intervento chirurgico. Per Manuela è diverso. Da anni fa i conti con una patologia autoimmune e la combinazione con il Covid ha effetti pesanti: "Febbre, tosse che non dà tregua, stanchezza, senso di fame d’aria, forte mal di testa. Ero in contatto quotidiano con le dottoresse dell’Usca", racconta tornando al giorno più brutto quando "sono venuti a prendermi con l’ambulanza per ricoverarmi all’ospedale di Arezzo, nel reparto Malattie Infettive".
Tre giorni nella "bolla Covid", in un clima surreale dove l’unico contatto con l’esterno è il cellulare sempre "bollente" tra messaggi e videochiamate delle quattro figlie, del marito e della collega Simonetta. Divide la camera con Miranda, 83 anni che in quel letto c’è rimasta per quaranta giorni. "Una signora fantastica; abbiamo scoperto di avere tante amicizie in comune, ci siamo fatte coraggio a vicenda", rievoca Manuela che ha conosciuto "medici e infermieri meravigliosi. Ricordo una giovane infermiera che ogni giorno fa la spola dal San Donato a Foligno, dove ha una figlia piccola. Nelle loro tute bianche scrivono frasi, nomi, disegnano fiori e lo fanno per noi, per tirarci su di morale. Comunicano con gli occhi e trasmettono forza e serenità". L’ossigeno e la terapia abbassano la tosse e Manuela può tornare a casa, dove l’aspetta Paolo, ancora positivo e isolato. Passano pochi giorni e le gambe non rispondono più: "Erano diventate come pezzi di legno". Un consulto con i medici e di nuovo la corsa in ospedale: "Si temevano ripercussioni neurologiche ma è andato tutto bene; il problema alle gambe era collegato al mix tra Covid e patologia pregressa". Nelle giornate a casa con la malattia che non molla, Manuela e Paolo hanno fatto progetti, riordinato casa, cucinato e "sognato a occhi aperti. Non ci siamo mai lasciati andare allo sconforto". Le immagini del centro storico di Arezzo affollato di gente per lo shopping "mi disturbano perché è da irresponsabili; significa non avere la minima idea della gravità della malattia e non avere rispetto per gli altri", ammonisce. Dopo più di trenta giorni, Manuela è "negativa" e a breve tornerà a scuola, ma con Paolo sta già progettando l’estate.