"Letizia era una donna solare, sempre sorridente, aperta al dialogo. Non posso credere che sia morta". In questo angolo di Valdichiana, la notizia rimbalza di prima mattina, anche se qualche finestra si è illuminata già nel cuore della notte per quel via vai di auto con il lampeggiante blu e le sirene dell’ambulanza. Una corsa per salvare una donna riversa a terra in un campo con una ferita alla testa: troppo tardi. Il sopralluogo del medico legale dirà a quando risale la morte e sopratutto ne chiarirà le cause. Gli inquirenti battono la pista dell’omicidio ma in questa fase non escludono altre ipotesi.
Letizia Girolami era originaria di Roma e nella Capitale tornata periodicamente, raccontano i vicini di casa. Qui in questa collinetta tra Foiano e Pozzo della Chiana, un pugno di casolari fanno da sentinella alle stagioni, quasi tutti acquistati e ristrutturati da stranieri: belgi, tedeschi, inglesi.
È qui che la vita di Letizia si è fermata all’improvviso, persa in quel campo a due passi da casa, dove forse tante volte aveva camminato, magari per ammirare un tramonto che da qui è come una cartolina dal Paradiso. "Una persona gentile, a volte si vedeva in paese anche se non di frequente", dice chi l’ha conosciuta. In quel casolare si era trasferita da una trentina di anni dopo un’esperienza di lavoro e di studio in Africa, condivisa con il marito. Chi conosce la coppia, descrive lui come "un tipo taciturno, con la difficoltà della lingua essendo di origine canadese"; un ostacolo alle relazioni con le persone del piccolo borgo alle porte di Foiano. Lui passava le giornate immerso nella sua passione: l’arte. Dipingeva e nei suoi quadri, forse è possibile rintracciare la sua interiorità. Dopo la "missione" in Africa, Letizia era tornata in Italia con il marito e si era trasferita nel casolare del padre: un’abitazione isolata, circondata da boschetti e stradine bianche. I terreni della proprietà sono tutti recintati e dall’esterno si può osservare la cura nella gestione del parco e delle piante.
Ora su quella stradina bianca che sale verso il casolare dei misteri, c’è un nastro che blocca il passaggio dove campeggia la scritta: Carabinieri. Un limite invalicabile, oltre il quale si intravedono gli investigatori al lavoro per raccogliere elementi utili all’attività investigativa.
Un limite invalicabile, oltre il quale non si può andare. Oltre quella transenna restano gli interrogativi sulla morte di una donna. Ma forse, proprio lì, ci sono anche le risposte.