CARLO CASINI
Cronaca

"Non trovo più dipendenti". Rimaggio chiude a Firenze

La fattoria di Laterina aveva, da mezzo secolo, una macelleria in zona Bellariva. Il titolare Calvo Pegna: "Gli affari vanno molto bene ma non ci sono banconisti".

Al centro, Alessandro Calvo Pegna della Fattoria di Rimaggio davanti alla macelleria

Al centro, Alessandro Calvo Pegna della Fattoria di Rimaggio davanti alla macelleria

È chiusa la macelleria della Fattoria di Rimaggio di Laterina aperta da tempo nel centro di Firenze. Il punto vendita in via Quintino Sella, da mezzo secolo punto riferimento nel quartiere di Bellariva non ha abbassato la saracinesca perché gli affari vadano male, anzi, il titolare Alessandro Calvo Pegna è pronto pure a espandere l’attività, che già conta sette punti venditi tra le province di Firenze e di Arezzo. Il problema è che non riesce a trovare dipendenti, nonostante i buoni salari.

"Le famiglie non educano al valore del lavoro – spiega Calvo Pegna – Io ho 47 anni e quando ci chiedevano ‘lavori?’ si era fieri di dire sì, ora i ragazzi invece rispondono ‘no, ma riesco a tirare avanti lo stesso’. Vivono alla giornata, sono viziati dai genitori. Mi confronto con tanti imprenditori anche di altri settori e il problema non è solo nostro".

"Il negozio di Firenze era il cordone ombelicale delle origini: lì abbiamo iniziato prima come fornitori, 70 anni fa, poi da 50 come attività diretta – racconta Alessandro – da un anno stiamo facendo un cospicuo investimento su un progetto di ristrutturazione dei locali con un dipendente che a giugno, dall’oggi al domani, ha dato le dimissioni. Abbiamo tirato avanti fino a luglio, ma dopo la chiusura estiva ci siamo trovati fermi: non posso trasferire gente dal Valdarno, così abbiamo sospeso l’attività nella speranza di trovare qualcuno".

"I ragazzi fanno pagare ai genitori corsi da macellaio da 4mila euro, i nostri dipendenti invece non solo non pagano ma hanno pure uno stipendio, che parte dai 1400 circa per superare i 2mila da macellaio esperto. Sono formati internamente per trasferire loro il sapere di 120 anni di storia e i valori aziendali. Ma chi oggi è qui ha dai 45 anni in su, ragazzi non riesco a trovarli. Arrivano dall’alberghiero, facciamo tanto sforzo sia economico che formativo su di loro, ti aspetti impegno come contropartita, ma dopo 6 mesi chiamano e dicono che non vengono più, vorrebbero staccare alle 17 e avere il weekend libero".

"Ora entra un nuovo dipendente, è del 1968; se arriva un cinquantenne che ha voglia di imparare e lavorare, non ho problemi ad assumerlo; ma se non trovo giovani, non c’è ricambio generazionale..." conclude Alessandro Calvo Pegna.