ALBERTO PIERINI
Cronaca

Nuovo vertice Fimer, è fumata nera Il Cda chiede lo stop all’occupazione "Nessuna garanzia": no degli operai

I sindacati chiedono lo stipendio di giugno e una richiesta di concordato col nome secco McLaren. La risposta è un’ipotesi con cinque investitori. I lavoratori pronti a presentare un esposto in procura.

Nuovo vertice Fimer, è fumata nera  Il Cda chiede lo stop all’occupazione  "Nessuna garanzia": no degli operai

Nuovo vertice Fimer, è fumata nera Il Cda chiede lo stop all’occupazione "Nessuna garanzia": no degli operai

di Alberto Pierini

Una lunga fumata nera si alza dal "comignolo" della Fimer. L’azienda occupata non molla la presa neanche di domenica: non mollano i sindacati, impegnati pancia in terra alla ricerca di una soluzione, e non mollano gli operai. Anche se la loro fatica per ora è scarsamente premiata.

Un confronto, serrato e a tratti teso, di quelli possibili solo da remoto: un clic, un link e i volti che appaiono nello schermo. Stavolta a fare il primo passo è stato il consiglio di amministrazione. Un faccia a faccia con un solo obiettivo: convincere i sindacati, e quindi i lavoratori, a riprendere il lavoro, a stoppare l’occupazione. Nessun no pregiudiziale, il presidio serve a cercare soluzioni, ma la richiesta immediata di garanzie. Intanto una su tutte: che al confronto partecipasse anche un rappresentante della proprietà. Se non altro per scongiurare il rischio che la parola dell’una fosse poi contraddetta dalla parola dell’altro, come già è successo almeno due volte. E quindi tanto meglio parlarsi tutti.

Un faccia a faccia al quale hanno partecipato così Ambrogio Carzaniga per la famiglia e Luca Bertazzini per il Cda, lo stesso che aveva messo la faccia in tribunale, prendendosi anche una bella selva di fischi all’uscita.

La sintesi? Fumata non nera me nerissima. Almeno due la garanzie richieste. Una il pagamento anticipato degli stipendi di giugno. L’altra ancora più di prospettiva: una richiesta di concordato a Milano con una sola ipotesi di accordo, quella con il gruppo GreybullMcLaren.

Due richieste nella sostanza respinte al mittente. La domanda di concordato è in via di definizione ma sarà lanciata con ben cinque diverse ipotesi di investitori. Dei quali si fa fatica a individuare le identità. Due quelle lanciate in tribunale, il gruppo cinese con base ad Hong Kong e il gruppo tedesco. Una terza la McLaren: ma le altre? Non solo non arrivano chiarimenti ma soprattutto è un’altra di quelle mosse che sembrano allungare ulteriormente i tempi. "Firmi un accordo notturno con gli inglesi e il giudice lo dichiara inammissibile? Bene, significa che l’intesa c’è e quindi non dovrebbe essere difficile ribadirla. E invece no, si buttano in pista altri nomi" spiega con decisione Ilaria Paoletti, che dal primo giorno segue per la Cisl la vicenda. Il timore sindacale è che anche la firma notturna servisse solo a scongiurare l’amministrazione straordinaria. Una cortina fumogena per guadagnare tempo?

Gli interlocutori negano e si dicono decisi a soluzioni nei tempi brevi. Anzi, secondo i consiglieri di amministrazione la rosa di nomi sarebbe addirittura un valore aggiunto agli occhi dei giudici milanesi. Però il silenzio di Greybull sembra indicare dell’altro: dopo due accordi firmati e saltati, il primo con il Cda sconfessato dai proprietari e il secondo con i proprietari non ratificato dal Cda, gli inglesi restano interessati, a quanto filtra, ma a patto di uscire da questo tritacarne.

Tritacarne che invece esce dal vertice di domenica ingigantito. Nessuno sposa Greybull per amore: ma tutti riconoscono che quella richiesta sia stata l’unica a mostrare le carte e indicare le garanzie necessarie.

Garanzie che alla fine anche la controparte sindacale dovrà cercare altrove. I legali stanno sondando i possibili scenari milanesi: e almeno da lì una buona notizia trapela, i tempi al tribunale delle imprese dovrebbero essere brevi. Ma intanto i sindacati stanno valutando la strada di un ricorso alla Procura, alla quale ribadire i passaggi finora avvenuti. Forse già entro la metà della settimana. Il tempo pesa e gli operai per primi non lo vogliono perdere. Mentre ogni sei ore un turno di occupazione esce dai cancelli e un altro rientra. Da ieri anche con una bella manciata di rabbia in più.