
di Simona Santi Laurini
"C’è stato un malinteso. Qui la giustizia non ha funzionato, io credo nella giustizia giusta. Sono convinto che l’appello potrà rovesciare il tutto. Evidentemente il tribunale di Arezzo ha preferito chiudere con questo risarcimento". Ecco in estrema sintesi i passaggi più significativi del video di 4 minuti e 7 secondi, postato ieri mattina, nel suo profilo Facebook, dal sindaco di Cortona Luciano Meoni per spiegare la vicenda giudiziaria del 2013 e che lo ha visto protagonista in questi giorni con la condanna al risarcimento danni nei confronti dell’ex vice sindaco della giunta Vignini, Gabriella Mammoli. Un esito che il primo cittadino cortonese non ha proprio digerito, anche se – come annuncia lui stesso nei social – ha già provveduto a saldare il suo debito. Ma di fatto non ha gradito la decisione del giudice monocratico di Arezzo Fabrizio Pieschi e, per trasparenza, ha deciso di affidare al web la sua analisi dettagliata sia sui fatti del passato in consiglio comunale sia sul percorso giudiziario. Il sindaco della città etrusca parte deciso già nella didascalia del suo post che recita "quando la giustizia crea dubbi" e poi inizia precisando di parlare come ex consigliere comunale e non come attuale sindaco, tanto è vero che sceglie non a caso come sfondo una parete bianca, senza i classici roll up con il logo del comune. Poi ripercorre i fatti datati 2013: dopo aver ricevuto un esposto di un artigiano con accuse nei confronti di un politico di maggioranza, Meoni ne fa un’interrogazione, in merito alla quale Vignini chiede maggiore precisione, non avendone esplicitato il nome. Da qui scatta la denuncia per diffamazione aggravata, poi decaduta e trasformata in ingiuria. Ed è qui il cardine della difesa di Meoni, che sostiene di non aver potuto ingiuriare una persona, anche se presente, parlandone con una terza e senza fare nomi. Meoni contesta anche la quantificazione dei danni, che a suo dire non sono dimostrabili, sempre per non aver proferito il nome della diretta interessata. L’ex consigliere di minoranza, che si definisce ironicamente e con una punta di sarcasmo consigliere di campagna, precisa anche di aver già effettuato il bonifico da 15 mila euro, pensando già all’appello. C’è però anche un altro rammarico nella posizione espressa a chiare note da Meoni ovvero l’archiviazione di altre querele a seguito di offese all’attuale giunta e assoluzioni "per certe banche, che fanno venire la pelle d’oca". Per chiudere, non manca la stoccatina finale a chi brinda alle disgrazie giuridiche altrui. "Sono un cittadino onesto – conclude Meoni – rispetto le sentenze e ho pagato la cifra, che dovrà tornare indietro con l’appello".