REDAZIONE AREZZO

Oltre il Giro: l'incrocio dei crocifissi, gli affreschi da sempre senza pace

Le sovraimpressioni Tv confondono San Damiano di Assisi con San Domenico e spostano Piero in Duomo: solo errori o il frutto di una promozione eternamente incerta dei nostri capolavori?

Cimabue a San Domenico e il Crocifisso di San Damiano

Arezzo, 17 maggio 2016 - Conoscete la chiesa di San Damiano? E' ad Assisi ma fuori dall'angolo della pazza folla, turisti o pellegrini che siano, che circonda la Basilica centrale e quella di Santa Chiara. Lungo la collina, immersa nel verde, raggiunta da una scala di pietra che porta fino all'ingresso di una chiesa che è uno dei luoghi privilegiati per tanti ritiri.

"Ad Arezzo c'è il crocifisso di Cimabue a San Damiano": la scritta passa in sovraimpressione durante la tappa del Giro d'Italia. L'incrocio dei crocifissi passa quasi inosservato agli occhi di chi, da Varese ad Alcamo, è davanti al televisore solo per scoprire che ne sarà della tappa. Non sfugge agli aretini.

L'incrocio dei crocifissi è l'ennesimo dei tanti equivoci che salgono e scendono nelle citazioni dei capolavori aretini. Di qua il crocifisso di Cimabue, realizzato all'interno della chiesa che lo ospita da secoli, efficace e suggestivo come il dolore che racconta. Di là il crocifisso di San Damiano: non è l'originale, che è conservato a Santa Chiara, ma una copia. La copia dell'opera che avrebbe parlato a San Francesco. "Và e ripara la mia chiesa".

I collegamenti tra le due opere sono quasi impalpabili se non nelle sovraimpressioni televisive. O nella cattiva pubblicità che da anni facciamo ai nostri gioielli. Il Cristo di San Damiano parla, forse davvero nell'agografia del santo, di sicuro a chi lì, in una navata stretta e buia, si raccoglie in preghiera. E parla, anzi canta come un usignuolo l'uomo di Cimabue. Gli unici zitti zitti siamo noi, da sempre poco restii a vendere i nostri tesori. O forse semplicemente molto restii a venderli male. 

Le sovraimpressioni non fanno fede, un attimo di distrazione e l'errore va. Ma capiterebbe a fronte di una promozione seria? 

Prova del nove. "Gli affreschi di Piero conservati nella Cattedrale di Arezzo". Non hanno pace Costantino o la regina di Saba. Nel Paziente Inglese, film Oscar anche se non tra i più meritati, risultavano conservati nel Duomo di Pienza. Beh, la buona notizia c'è: si sono avvicinati, sono tornati dentro le mura, qualche centinaio di metri fino a San Francesco e i giochi sono fatti.

Sbaglia solo chi parla (sempre che non sia un crocifisso), sbaglia solo chi fa le sovraimpressioni. Ma se ci decidessimo ad aiutare tutti a non sbagliare? Gli affreschi di Piero stanno ad Arezzo come il Colosseo sta a Roma. Ve la immaginate una sovraimpressione che sposti il Colosseo a Ostia? No, forse no.

Alberto Pierini